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Grida "viva l'Italia antifascista" al teatro alla Scala: identificato dalla Digos

Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa, Marco Vizzardelli sarebbe stato fermato da quattro agenti in borghese per le sue dichiarazioni prima dell'inizio dello spettacolo. Salvini: "Ha un problema"

Nicolò Zambelli
 Video da X

La Prima del Teatro alla Scala di Milano si è conclusa con 13 minuti di applausi (e qualche fischio). Sulle pagine dei quotidiani il "Don Carlo" di Giuseppe Verdi, portato in scena dal regista spagnolo Lluís Pasqual, è però stato eclissato da un grido: poco prima dell'inizio dello spettacolo, dopo l'inno di Mameli, un uomo ha urlato "Viva l'Italia antifascista". L'uomo in questione – come rivela l'Ansa – è il giornalista di 65 anni Marco Vizzardelli

Vizzardelli ha riferito all'agenzia di stampa di essere stato avvicinato da un uomo: "A metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po' spaventato. Mi ha fatto un gesto di stare tranquillo. Alla fine dell'atto – prosegue – mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso dato che siamo in un paese democratico". Nel corso dell'intervallo, prosegue il racconto del giornalista, "sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l'ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto 'viva l'Italia fascista'. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d'identità".

Nei giorni scorsi intorno alla Prima della Scala si sono sviluppate diverse polemiche legate ai posti della senatrice a vita Liliana Segre e del presidente del Senato Ignazio La Russa. Polemiche che si sono poi risolte, ma alle quali Vizzardelli, con quel grido, con ogni probabilità voleva fare riferimento. In sua risposta, dal pubblico sembra essersi sollevato un "Bravo" e qualche applauso.

La Russa, durante l'intervallo, ha preferito evitare di tornare sulle polemiche liquidando la questione con un "non l'ho sentito". Chi l'ha sentito e ha invece deciso di commentare è stato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha detto: "Se uno viene alla Scala a urlare o agli Ambrogini a fischiare ha un problema. Qui si viene per ascoltare, non per urlare". La senatrice Liliana Segre ha poi commentato lo spettacolo senza fermarsi sulla questione dell'urlo, ma rivolgendo un pensiero al presidente della Repubblica: "Per me è stata una serata bellissima, mi è mancato Mattarella ma per il resto tutto perfetto".

Nel corso della mattinata di oggi la questura di Milano ha rilasciato una nota per spiegare il motivo del fermo: "L'identificazione dei due spettatori presenti in galleria, avvenuta durante la Prima del Teatro alla Scala, è stata effettuata quale ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione" scrivono. "L'iniziativa – continuano – non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata, ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell'evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento. La conoscenza dell'identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l'assenza di alcun rischio per l'evento", conclude il comunicato. 

 

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