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Matteo Messina Denaro e la nuova mafia prêt-à-porter

Michele Masneri

Orologi, montoni e camicie. La nuova estetica criminale del boss mafioso arrestato a Palermo

Sì ok la massoneria. Ok anche le “fette di borghesia collusa” come hanno scritto i giornali in questi giorni. Ma il vero mistero dell’arresto clamoroso di Matteo Messina Denaro è l’orologio “Jack Miller”, come molti hanno scritto, e che è finito pure sui giornali stranieri. Ci si è chiesto cosa c’entri il campione di motociclismo con un orologio, altri hanno scritto Frank Miller (celebre fumettista),  in realtà gli esperti di questo strategico settore dicono trattarsi di un Franck Muller o dell’ancor più caro Richard Mille, ma questa storia non centra solo con la sciatteria giornalistica, ci parla piuttosto di look e di percezione. E certo il boss fashion victim uno proprio non se l’aspettava, ma è colpa nostra, non essendoci mai aggiornati sui look criminali, rimasti fermi al “Padrino” con la coppola e la camicia bianca. Il montone proprio non ce lo si aspetta e poi nella foresta di simboli siciliana ‘u crastu, il castrato, è il montone che si mangia a Pasqua arrostito sulla brace; e ‘u crastu è anche un modo per insultare l’omosessuale o l’infame, il pentito (e poi con le miti temperature palermitane, mah).

 

Un amico segretissimo del boss ricorda con Repubblica: “un giorno che venne in clinica con una camicia molto originale. Sul cotone erano dipinte delle angurie. Glielo dissi e lui rispose che valeva 700 euro. Rimasi stordito. Allora lui mi confidò che gli piacevano le cose belle e che poteva permettersele. Parlavamo di moda, era un suo pallino”. Spunta anche una sciarpa Saint Laurent. 

 

Siamo di fronte a una mutazione, è chiaro: e così anche medici e avventori che l’avranno incontrato e non  riconosciuto né denunciato non saranno da biasimare: con quelle mise. E del resto nelle stesse ore si era  invasi dalle immagini delle sfilate uomo di Milano, così la prima volta che è apparsa la sagoma di Mmd in arresto si è pensato alla trovata di qualche stilista, assuefatti ai volumi stretti sotto e gonfi sopra visti in passerella su Instagram. “i vestiti devono parlare di chi li indossa e se non ci riescono è un problema”, ha detto Miuccia Prada in un’intervista a Vogue. L’ultima sua collezione è intitolata “Let’s talk about clothes”, e dunque parliamo di abiti.  E del resto il cappotto di montone di Mmd è perfettamente in linea con certe tendenze e certi ripescaggi (anche nel quarantennale di “Vacanze di Natale”, peraltro). Ma “Natale con Messina Denaro” potrebbe essere pure una riscoperta del cinepanettone, magari con Dolce & Gabbana sponsor, vista la linea di pasticceria natalizia che il duo ha messo su da tempo. Qualcuno giura  pure che il montone del boss sia di Brunello Cucinelli, e sarebbe un clash notevole tra il marchio eco-etico-urbanistico sostenibile e il più micidiale dei testimonial che si possa immaginare.

 

“Essere vestiti nel modo giusto è una forma di grande rispetto per il luogo in cui si è”, ha detto Cucinelli durante le sfilate. Ma già del resto un altro cattivo globale come Vladimir Putin sfoggia un piumino Loro Piana, e certo è interessante come questi mostri che bombardano e sterminano e liquefano nell’acido poi pretendano la piuma allevata a terra, e il montone felice. Ma del resto Mmd nella sua nuova incarnazione da mafioso urbano era un cittadino molto a modo, plurivaccinato, forse avrà fatto la differenziata e votato Azione. Dicono che corteggiasse le altre pazienti oncologiche ma con garbo. Solo il Viagra stipato nel covo ci restituisce un mood un po’ da “Sopranos”. Pare che per il resto regalasse ai medici della clinica fusti di olio dop e bio di Castelvetrano, insomma tutto giusto, mancano solo i grani antichi. Certo come “real italian mafioso” sarebbe parso troppo a modo e troppo occidentale, l’avrebbero certamente bocciato a un casting di “White Lotus”, la serie pluripremiata ai Golden Globe la cui seconda stagione è ambientata a Taormina, e che vede tra i protagonisti Michael Imperioli, appunto dalla serie “Sopranos”.

 

Oltre a mandare in tilt le prenotazioni al San Domenico per i prossimi lustri, “White Lotus”  mostra al mondo una Sicilia arcaica e irredimibile popolata di baby prostitute, lenoni ragazzini, villici illetterati, portieri d’albergo pappagalli, lesbiche di mezza età terrorizzate dal coming out (anche se dipendenti di marchi globali d’hotellerie che presumibilmente le avran fatto fare fior di corsi di inclusione). Qui il Mmd riflessivo sarebbe parso totalmente fuori luogo; sarebbe piaciuto invece magari alla famigliola finlandese di stanza a Siracusa, quella ormai celebre che vaga in cerca di un south working però moderato (il sapore arcaico di Sicilia però con gli standard di Helsinki: e lì sì che il montone cade a fagiuolo). 

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).