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La protesta

A pagare di più il carburante sono rimaste le auto più ecologiche

Gianluca De Rosa

Il governo ha ridotto i prezzi di benzina, gasolio e Gpl, ma non è intervenuto sul gas naturale per l’autotrazione. Ora le associazioni di categoria minacciano la serrata di tre giorni se l’Iva non sarà ridotta dal 22 al 5 per cento

“Quello che ci chiediamo è perché il governo ha deciso di intervenire su tutti i carburanti, ma ha escluso il metano”. La domanda polemica del presidente di Federmetano Dante Natali è una sintesi efficace della protesta. Questa mattina all’hotel Nazionale, proprio a un passo da Montecitorio e palazzo Chigi, Natali ha tenuto una conferenza stampa insieme ai presidenti di Assogasmetano, Assoenergia e Nominsma, Flavio Merigo, Andrea Rosetti e Davide Tabarelli.

Il settore del metano per autotrazione chiede da ottobre al governo di intervenire per contrastare l’impennata del prezzo del gas naturale che da mesi si è abbattuta sul comparto e che si è acuita con l’inizio del conflitto portando i prezzi a raddoppiare, passando dagli 0,975 euro a chilo del marzo 2021 ai 2,126 di quest’anno. Per farlo le associazioni chiedono la riduzione dell’aliquota Iva dal 22 al 5 per cento per evitare il collasso della filiera.

“Nel 2022 – spiega Rossetti – le immatricolazioni di auto a metano si sono ridotte del 60 per cento. L’aumento dei prezzi rischia di avere effetti non congiunturali ma strutturali che rischiano di mettere a rischio anni d’investimenti pubblici e privati anche sull’infrastruttura per il rifornimento. È un patrimonio del paese che rischiamo di perdere”.

Per temperare la crescita dei prezzi sul gas naturale il governo è già intervenuto riducendo l’Iva dal 22 al 5 per cento, ma il provvedimento riguarda soltanto il metano utilizzato per il riscaldamento di case e uffici e quello acquistato dall’industria, mentre per il gas impiegato per alimentare auto, tir e mezzi pubblici continua a essere in vigore l’aliquota al 22 per cento.

Intanto dal 22 marzo (con proroga data per certa fino al 2 maggio) su gasolio, benzina e Gpl il governo è intervenuto con una riduzione delle accise di 30,5 centesimi al litro finanziata con circa 310 milioni di extragettito Iva incassato da ottobre grazie ai prezzi straordinari dei carburanti. “Questi interventi – dice Davide Tabarelli di Nomisma – hanno aggravato la disparità a danno delle auto a metano. Inoltre l’aumento dei prezzi ha generato un raddoppio delle entrate dall’Iva dal gas per autotrazione da 200 a 400 milioni, sarebbe corretto restituirne almeno una parte attraverso la riduzione dell’Iva al 5 per cento come già fatto per il gas utilizzato per il riscaldamento”. “Non si spiega – aggiunge Natali – perché il governo non intervenga: a noi servirebbero 16 milioni a trimestre, una cifra che è un millesimo di quanto già stanziato per la riduzione dei prezzi degli altri carburanti e che salverebbe la filiera più green dei traporti del paese, invece per ora noi cominciarmo a rilevare distributori chiusi e operatori che rischiano il fallimento”.

Eppure il metano di tutti i carburanti è il più ecologico. “Miscelato come accade oggi al 30 per cento con il biometano prodotto dai rifiuti ha un impatto ambientale equivalente a quello delle vetture a trazione elettrica”, sostiene Merigo che teme che dietro l’esclusione del metano dai provvedimenti dell’esecutivo possa esserci una strategia: “Continuano a ripetere che il futuro della mobilità o è elettrico o non è, la preoccupazione è che per farlo vogliano smantellare una filiera, la nostra”.

In realtà dietro alle mancante decisioni del governo sembrano esserci più altre ragioni: una tecnica e una legata alla dimensione del settore del metano per l’autotrazione. La prima la spiega proprio il presidente di Nomisma Tabarelli: “Per ridurre il prezzo del metano bisogna cambiare l’aliquota Iva e non si possono ridurre le accise quindi ovviamente i passaggi da fare sono più complessi, ma questo non significa che non si possa intervenire”.

La seconda è questa: il metano è il combustibile meno usato per l’autotrazione. Secondo i dati Aci aggiornati al 2021 solo il 2 per cento delle auto è alimentato a metano, a cui si sommano il 4,4 per cento dei bus del trasporto pubblico e solo lo 0,1 per cento delle veicoli per il trasporto merci. La filiera conta comunque in Italia circa 20mila addetti, oltre 1.500 punti di rifornimento e 1,2 milioni di famiglie che hanno scelto vetture a metano per risparmiare e ridurre l’impatto ambientale, a queste si aggiungono gli investimenti di alcune aziende di traporto pubblico come Atac che ha nella sua flotta circa il 25 per cento delle vetture alimentate a metano.

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