Tugan Sokhiev (Ansa) 

Si dimette Tugan Sokhiev, direttore del Bolshoi ma anche dell'Orchestra di Tolosa

Mario Leone

Con un post su Facebook, il maestro (da sempre lontano dalle luci della ribalta) ha annunciato la sua decisione. L'impossibilità di scegliere tra una tradizione musicale e l'altra, l'importanza dell'arte e il rischio di persecuzione della cultura russa in Europa

Ha utilizzato Facebook, uno di quei social oscurati dal governo russo, per annunciare al mondo della musica le sue dimissioni da direttore del Teatro Bolshoi di Mosca e da direttore musicale dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse. Tugan Sokhiev è uno dei più importanti direttori d’orchestra contemporanei. Un profondo conoscitore del repertorio russo e un raffinato interprete di quello tedesco. “Mi viene chiesto di scegliere una tradizione culturale piuttosto che un’altra – scrive il 44enne maestro –, devo scegliere un artista rispetto a un altro”. La richiesta giunge da Toulouse dove i vertici dell’orchestra hanno intimato al maestro di prendere le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina. “Non ho mai sostenuto e sono sempre stato contrario a qualsiasi tipo di conflitto. Io e i miei colleghi siamo vittime della cancel culture, noi che con la nostra arte ricordiamo gli orrori della guerra”. 

   

La storia di Sokhiev è solo l’ultima di tanti tentativi ingiustificati di eliminare dal mondo della cultura e dello sport personalità russe che nulla centrano con i terribili fatti di cronaca. Nel caso del maestro russo l’iniziativa sembra ancor più assurda perché il direttore ha una vita molto riservata e lontana dalle luci della ribalta. 

  

Sokhiev nasce a Vladikavkaz, città della Russia capitale della Repubblica autonoma dell’Ossezia settentrionale-Alania. I suoi genitori gli propongono lo studio del pianoforte ma sarà la bacchetta a conquistare il cuore del ragazzo. E’ il direttore musicale dell’Orchestra filarmonica di stato dell’Ossezia del nord a instradarlo: “Ho studiato con lui per due anni – ama ricordare –  poi ho studiato a San Pietroburgo con Ilya Musin. Lui mi ha insegnato il rispetto per il compositore e la capacità di penetrare ogni partitura”. 

  

Dopo la morte di Musin, Sokhiev chiede a Yuri Temirkanov di accompagnarlo. Se la tecnica e la lettura della partitura gli era stata insegnata da Musin, con Temirkanov impara a fare arte, creare un suo suono, unico e facilmente identificabile. Una capacità di creare masse sonore con le mani, con un controllo maniacale del gesto. Temirkanov gli insegna l’arte del fraseggio orchestrale, la lucidità nel controllo delle parti e la sicurezza delle sue intuizioni.  Tanti insegnamenti che il musicista porta con sé nei teatri di tutto il mondo collaborando con i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Rotterdam Philharmonic e la Filarmonica della Scala.  

  

La sua carriera internazionale inizia all’età di ventiquattro anni con la registrazione dei “Quadri di una esposizione” di Mussorgsky con la Welsh National Opera. Dotato di una naturale autorevolezza, Sokhiev si pone di fronte ai musicisti con modi pacati e il tono di voce quasi sussurrato. Uomo di poche parole ma non algido. Alle spiegazioni preferisce la pratica, il lavoro di smontaggio e rimontaggio di ogni passaggio della partitura. Chi conosce bene Sokhiev è Anthony Freud, direttore generale della Welsh National Opera, il primo a credere nel suo talento. “Mi sono bastati pochi minuti per capire che su quel ragazzo si poteva puntare – dice Freud –, il suo carisma trasforma una buona esecuzione in eccezionale”.  Nel corso della sua carriera Sokhiev ha lavorato spesso con persone più grandi e con più esperienza. Il direttore non perde mai il controllo perché “non è una questione d’età e nemmeno di potere. Nel mio lavoro è necessario attrarre gli orchestrali e i cantanti, convincerli della bontà delle tue idee”. 

 

Le stesse che gli hanno permesso di diventare, nel gennaio 2014, direttore principale e direttore musicale del Teatro Bolshoi. Con Sokhiev alla guida il Bolshoi riesce ad aprirsi a una visione della musica più internazionale senza perdere minimamente il tratto tipico russo. Il repertorio si allarga, nuovi ospiti e collaborazioni rinsaldano il ruolo del teatro russo nel panorama musicale.  Ora sul futuro del teatro è calata una nebbia fitta. Chi vorrà prendersi un incarico così importanti in questi tempi drammatici? Quello che però è molto chiaro è il grido di dolore con cui Sokhiev chiude il suo messaggio: “Presto mi verrà chiesto di scegliere tra Cajkovskij, Stravinskij, Sostakovic e Beethoven, Brahms, Debussy. Sta già succedendo in Polonia, paese europeo, dove la musica russa inizia a essere proibita”.

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