Uno scatto delle proteste contro il Green pass a Roma (LaPresse)

una galassia grigia

Chat, social, Tv. Non solo Forza Nuova. Così la galassia No Vax è arrivata sotto Palazzo Chigi

Ruggiero Montenegro

Dalla pagina Io Apro ai gruppi Telegram, i neo fascisti hanno infiltrato un mondo dai confini incerti, che si è nutrito degli ammiccamenti e delle mancate prese di posizione di una certa politica e che ha trovato nel certificato verde il catalizzatore di disagi sociali ed economici

Non c'erano solo i neo fascisti. Nella piazza da cui sabato sono partiti gli assalti alla Cgil e alle istituzioni, si muoveva una galassia grigia, poi infiltrata dai nostalgici, che contiene al suo interno spinte differenti, gruppi di diversa natura i cui contorni sono sfumati e non sempre facili da individuare. Tra questi, per esempio, il gruppo Io Apro che rappresenta ristoratori ed esercenti contro le restrizioni e il cui leader Biagio Passaro - quello che ha documentato in diretta social l'attacco alla sede del sindacato in Corso d'Italia, poi arrestato – era stato ospite di La7, volto di una protesta che si voleva, almeno qualche mese fa, moderata e pacifica. E d'altra parte è stato lo stesso Maurizio Landini a individuare, accanto a una frangia estremista, la presenza di manifestanti pacifici. Gli stessi che, scorrendo i canali della propaganda no green pass, ripetono concetti e perplessità espressi dallo stesso segretario del sindacato qualche settimana addietro. 

 

Liquidare, insomma, le manifestazioni “contro la dittatura sanitaria” come semplice espressione del fascismo dei giorni nostri sarebbe riduttivo e fuorviante. Di sicuro gruppi neo fascisti hanno agito da protagonisti, mettendosi a capo e sfruttando il caos, per indirizzare in modo violento e squadrista le manifestazioni. E i conseguenti arresti ne sono una conferma. Per capire meglio però la natura di quanto accaduto sabato a Roma è utile ripercorrere le vicende di questi gruppi No green pass, saliti alla ribalta delle cronache già nelle scorse settimane, dopo attacchi ai giornalisti e dopo il flop delle proteste di settembre, quando in occasione dell'entrata in vigore della certificazione verde per aerei e treni, avevano annunciato il blocco delle stazioni. Operazione che si è poi rivelata un flop, con più poliziotti e giornalisti che manifestanti.

 

Pochi giorni dopo erano stati anche denunciati 8 No vax in varie regioni d'Italia, secondo la Procura puntavano a creare disordini nelle manifestazioni dell'11 e 12 settembre a Roma. In quel caso, i provvedimenti muovevano, secondo la Digos, da un rischio eversivo, ma non veniva citato in questo senso il pericolo neo fascista. E sempre in quei giorni veniva disposto il sequestro di "Basta dittatura", canale Telegram che contava 40-50mila iscritti. Ma dopo la chiusura del gruppo, i No green pass si sono subito riattivati, aprendo nuovi canali migrando su altri già esistenti come No green pass o Guerrieri per libertà (che è già pronto, evidentemente ad essere chiuso: gli amministratori hanno già creato “Guerrieri per la libertà 2”, per l'evenienza). Una prassi consolidata insomma, tant'è che pure la stessa pagina Facebook di Io Apro ha aperto un canale alternativo su Telegram (oltre al 'gruppo nazionale') per prevenire gli effetti del sequestro dei propri canali.

 

 

Scorrendo queste pagine è tuttavia difficile ricondurre il flusso dei messaggi e delle comunicazioni a un orizzonte comune. Quel che appare evidente invece è come queste chat siano diventate di settimana in settimana 'sfogatoio' di disagi personali, di carattere sociale ed economico, che hanno trovato nel green pass l'elemento di raccordo, in grado di canalizzare il malcontento e farsi simbolo di protesta, anche politica, pur partendo da presupposti diversi. Ed è su questo substrato che parte della politica, a partire da Fratelli d'Italia e Lega, ha cercato consensi, con atteggiamenti poco chiari, ammiccamenti e mancate prese di posizione, legittimando in qualche modo un certo tipo di protesta. Sulla pagina di Io Apro, per esempio, “c'è il nostro candidato con Gianluigi Paragone”, con tanto di santino elettorale di Antonio Alfieri, uno dei volti noti del gruppo. Per la cronaca, pare abbia raccolto solo 12 voti a Milano. Ma anche Vittorio Sgarbi, si legge sui post, è un “nostro amico”.

 

Ed è in questo scenario che hanno agito i gruppi neo fascisti come Forza nuova, cavalcando prima il malcontento mediatico e sfruttando poi il caos della piazza per portare a termine l'infame attacco alla Cgil. Nelle ore precedenti alla manifestazione infatti, era circolato nelle chat della protesta un messaggio audio di 6 minuti condiviso da Pamela Testa, attivista proprio di Forza Nuova e poi arrestata per istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio, in cui venivano date indicazioni, su come muoversi e quali dovessero essere gli obiettivi sensibili. Palazzo Chigi in primo luogo, obiettivo irrealizzabile a causa del dispiegamento delle forze dell'ordine. E pare sia proprio approfittando di questa dinamica, del fatto che molti degli agenti anti-sommossa fossero impegnati altrove, che è stato possibile l'assalto alla sede sindacale.

 

Un disegno premeditato, sembrerebbe, reso possibile dunque dalla complessità della protesta, da zone grigie e non subito individuabili. A differenza dei soliti noti Roberto Fiore o Giuliano Castellino, anche loro in stato d'arresto. Di qui il rischio di cadere in letture troppo facili: “La dittatura tecno sanitaria ha colpito la nostra prima linea. Il popolo ha alzato il livello dello scontro, la lotta non si fermerà”, scrive sui propri canali Forza nuova, rilanciando la minaccia di nuovi disordini. Ma per arginare davvero la violenza neofascista, il primo passo è comprenderne il contesto, il brodo di coltura entro cui questi estremismi di destra hanno trovato campo e le condizioni in cui agire. Ridurre tutto e solo al neo fascismo vorrebbe dire riconoscerne una forza e un consenso, che non trova corrispondenza nella società italiana. Vorrebbe dire assecondarne il gioco, alimentandone la propaganda. E così non è. 

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