Caro Landini: sotto il fascismo, niente?

Valerio Valentini

Davvero tutto quello che è successo sabato a Roma si liquida col richiamo ai valori della Resistenza? Negli slogan urlati dai facinorosi di piazza del Popolo riecheggiano le frasi ambigue pronunciate per mesi dal segretario della Cgil, per il quale il green pass era un ricatto inaccettabile ai danni dei lavoratori. Nella gara tra i più puri, spesso finisci epurato

Benché non servirà a risparmiarsi le accuse di collaborazionismo, la premessa è comunque necessaria. Necessaria perché sincera, peraltro. Sì, nella piazza di sabato c'erano sicuramente dei fascisti. E sì, molto probabilmente sono stati proprio i leader e i militanti di Forza Nuova (che sì, meglio scioglierla che lasciarla in vita) a innescare la degenerazione della manifestazione in guerriglia. E sì, forse l'assalto squadrista alla sede della Cgil (a proposito: solidarietà assoluta) da parte di gente con le croci celtiche appese al collo ha in sé un valore così iconico che fa pensare quasi più allo scimmiottamento emulativo – la farsa che sempre accompagna la riproposizione della tragedia – ma ugualmente mette i brividi, ugualmente va condannata come qualcosa di inaccettabile, perfino di eversivo. E chi, nei partiti della destra sovranista, si esercita nel gioco delle doppiezze e dei distinguo esasperati dovrebbe un poco vergognarsi. E però.

    

  

E però chiuderla qui, liquidare la tragica complessità dei fatti di sabato scorso col richiamo ai valori della Resistenza, pare una furberia chissà se più ipocrita o più miope. Perché il rumore di fondo di piazza del Popolo riproponeva quello stesso basso continuo che, tocca dirlo, proprio Maurizio Landini ha alimentato nel corso degli ultimi mesi. Che il green pass sia "un ricatto per i lavoratori", che "dover pagare per poter lavorare è inaccettabile", così come "inaccettabili sono le sanzioni per i lavoratori", sono tesi che i vertici della Cgil, e Landini tra loro, hanno sostenuto più volte negli ultimi mesi, quando accusavano Mario Draghi e i suoi ministri di ricorrere al green pass "per scaricare sui luoghi di lavoro o nel paese le divisioni che loro non sono in grado di risolvere" (sic). 

 

Quella stessa Costituzione che oggi si invoca per sostenere la necessità dello scioglimento di Forza Nuova, i sindacati l'hanno brandita per settimane al fine di ribadire che il diritto al lavoro è inviolabile (e talvolta anche per sostenere, senza avvertire il peso dell'incoerenza, che il governo avrebbe semmai potuto optare per l'obbligo vaccinale, ma il green pass proprio no: giammai), come non accorgendosi che nel frattempo i No vax di tutt'Italia, pure loro si appellavano alla Carta per rivendicare la loro libertà di scelta. E osservando gli striscioni che a piazza del Popolo, sabato scorso, recitavano "Giù le mani dal lavoro. No al green pass. No al ricatto", e sentendo i manifestanti, anche quelli più facinorosi, scandire in coro il loro "Vogliamo solo lavorare", la sensazione straniante di trovarsi a sfogliare un album di famiglia caro anche alla Cgil era terribilmente viva. La piazza dei più puri che ti epura, ecco

   

Landini allora se l'è cercata? Paga il fio della sua ambiguità, della sua doppiezza? No, certo. E non è questo il punto. Se davvero, come il segretario della Cgil sostiene, "l'azione contro di noi era premeditata", è giusto ricercarne mandanti ed esecutori (alcuni, peraltro, si sono autodenunciati riprendendosi mentre devastavano gli uffici di Corso d'Italia), e sottoporli ai processi che meritano.

 

Però quando Landini dice che "l'assalto non c'entra nulla né con le polemiche sul green pass, ma è un attacco non solo contro la Cgil ma contro quello che rappresentiamo perché i sindacati sono un baluardo della democrazia", ecco qui sembra sforzarsi di non voler vedere la realtà. Non solo perché, se fascisti e antidemocratici possono sicuramente essere considerati Roberto Fiore e Giuliano Castellino e il resto della teppaglia forzanuovista, forse non possono esserlo anche tutti gli altri partecipanti alla manifestazione. Fascista Gianluigi Paragone, che ha fatto campagna elettorale per le politiche del 2018 fianco a fianco a Luigi Di Maio? Fascisti tutti quegli ex grillini di "Alternativa c'è" che hanno benedetto la manifestazione e che però fino a sei mesi fa erano alleati del Pd nel governo Conte II? Quando tutto è fascismo, il fascismo diventa un modo per non vedere i problemi nella loro complessità.

  

Piazza del Popolo interroga la qualità dell'istruzione e dell'informazione italiane, interroga il rapporto di questo paese con la cultura scientifica (come ha peraltro ricordato Giorgio Parisi dopo aver vinto il Nobel parlando della diffusione delle tesi no vax), riguarda la strumentalità di certe critiche politiche che pur di screditare il nemico di turno legittimano anche la feccia (non sono stati forse Salvini e Meloni a trattare da eroe popolare quel Biagio Passaro, leader del movimento "Io Apro", che ha guidato anche lui l'assalto alla sede della Cgil, pur di criticare Conte?), e, da ultimo, l'effettiva bontà di certe posizioni prese dai sindacati negli ultimi mesi per tutelare le frange più riottose dei loro iscritti. 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.