il retroscena

"Caro Maurizio, così proprio non va". Lo scontro tra Draghi e Landini intorno al green pass

Valerio Valentini

Dopo minuti di tensione, è stato il premier a svelare il bluff del segretario della Cgil. L'offerta di un periodo transitorio breve per la gratuità dei tamponi, in cambio di un impegno dei sindacati. Landini si sfila. Draghi non cede. Oggi la cabina di regia e il Cdm per limare i dettagli sull'estensione del green pass

Che i toni si stessero surriscaldando, tutti i presenti se ne erano accorti. Ma che fosse proprio Mario Draghi in persona a offrire la proposta da "prendere o lasciare", quella che avrebbe dovuto chiudere la trattativa, per poi mettere nell'angolo Maurizio Landini e scoprirne il bluff, forse in pochi se lo aspettavano ieri pomeriggio, durante il vertice a Palazzo Chigi tra la delegazione di governo e i leader della triade siandacale per confrontarsi sull'estensione del green pass. "Allora facciamo così", ha tagliato corto il premier quando s'è accorto che la negoziazione si stava accartocciando su se stessa. "Facciamo così: noi vi garantiamo un periodo transitorio in cui ci facciamo carico del costo dei tamponi per i lavoratori. Un periodo comunque breve: quindici, venti giorni. Però tu, Maurizio, ti impegni fin d'ora a dire che questa è una soluzione giusta, che il ricorso ai tamponi per evitare la vaccinazione è sbagliata, e che insomma è corretto introdurre l'obbligo del green pass in fabbrica e in azienda senza che si richieda allo stato di offrire tamponi gratuiti ai dipendenti del settore pubblico e privato". Passano pochi secondi di silenzio. Imbarazzo. Attesa. Poi Landini replica stizzito: "No, non possiamo starci. Per noi l'opzione da seguire resta comunque l'altra e io non potrò non dirlo pubblicamente".

 

Ed è lì che insomma tutto s'è arenato. Perché "l'altra opzione", quella di una gratuità dei tamponi garantita dallo stato fino al 31 dicembre o comunque fino al termine dello stato d'emergenza, quella cioè predicata dal segretario della Cgil e benedetta, seppure con alcune variazioni di toni e di postura, dai colleghi di Cisl e Uil presenti a Palazzo Chigi, per il governo è semplicemente impraticabile. Lo è da un punto di vista finanziario, visto che a una prima stima fatta dai tecnici di Mef e Mise la misura costerebbe oltre mezzo milione al mese: quasi due miliardi di qui a fine anno. Ma lo è anche da un punto di vista sanitario. E non a caso è stato Roberto Speranza, che pure per orientamento culturale dovrebbe essere il più vicino all'oltranzismo di Landini, a ribadire la ragioni della contrarietà. "Il costo del tampone è un evidente incentivo alla vaccinazione. Che resta la strada da percorrere perché, semplicemente, è la più efficace". A quel punto il leader della Cgil ha tentato un ultimo affondo, tornando a rivolgersi al premier. "In fondo, presidente, anche Confindustria si dice d'0accordo con la nostra richiesta di introdurre la gratuità dei tamponi per i lavoratori fino a dicembre". Draghi non s'è scomposto. "Le imprese private sono ovviamente liberissime di prendere le decisioni che riterranno opportune. Ma Confindustria ha fatto forse sapere che provvederà lei, a pagare per i tamponi?". Landini ha scosso il capo: "No". Ed è lì che la trattativa s'è avviata verso una mesta conclusione. 

 

Oggi spetterà alla cabina di regia, prevista in mattinata, e poi al Cdm nel pomeriggio, definire i dettagli del provvedimento in discussione. Ma i margini di manovra sono ristretti. Si sa ormai per certo, perché in fondo anche i ministri leghisti si sono detti d'accordo, che l'obbligo del green pass verrà esteso anche al settore privato e che verrà introdotto verosimilmente a partire da metà ottobre. Quanto al periodo di transizione, il governo dovrebbe impegnarsi a offrire tamponi gratuitio per un lasso di tempo assai ristretto: l'opzione dei quindici giorni pare al momento la più probabile. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.