L'INCONTRO CON I SINDACATI

Green pass anche per i privati. Manca l'accordo su chi paga i tamponi

I sindacati chiedono a Draghi che i test siano gratuiti per i lavoratori. Ma Palazzo Chigi non si espone: la misura costa troppo e disincentiva le vaccinazioni

La questione irrisolta resta una: chi paga i tamponi dei lavoratori non vaccinati? Anche di questo hanno discusso il premier Mario Draghi e i sindacati, convocati a Palazzo Chigi questo pomeriggio in vista del Consiglio dei ministri di domani. In quella sede, come confermato dagli stessi rappresentanti sindacali a margine dell'incontro, il governo intende approvare il decreto che estende l''obbligo di green pass a tutti i lavoratori che tornano presenza, coinvolgendo in uno solo provvedimento sia quelli della pubblica amministrazione sia quelli delle aziende private. 

 

Sul tema si erano già confrontati nelle scorse settimane le parti sociali, convenendo sul fatto che i costi dei tamponi per i dipendenti non vaccinati non dovessero ricadere sui lavoratori ma neppure sulle aziende. E così è stato tirato in ballo il governo. Ancora oggi Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri hanno detto di aver chiesto a Draghi garanzia che i tamponi siano gratuiti: "I costi della sicurezza sul lavoro non li debbono pagare i lavoratori", ha dichiarato il segretario generale della Uil uscendo da Palazzo Chigi. 

 

Nelle stanze di Palazzo Chigi, tuttavia, l'orientamento è quello di trovare un compromesso diverso. Non solo perché la funzione primaria del green pass è quella di incentivare le vaccinazioni, ma anche perché il costo da sostenere sarebbe eccessivo. Da giorni il sottosegretario Roberto Garofoli e il ministro del Lavoro Andrea Orlando coordinano tavoli tecnici per preparare l'estensione. Ora l'obiettivo è tirare le somme per chiudere il decreto già da domani, ma sui costi dei tamponi i sindacati già minacciano lo strappo.

 

Il modello potrebbe essere simile a quello applicato per la scuola, dove alla fine i tamponi gratuiti sono stati accordati solo a chi non può vaccinarsi per motivi di salute. Per il personale scolastico sprovvisto di certificato verde, sono previste sanzioni che vanno dai 400 ai 1.000 euro e dopo cinque giorni di ingresso senza pass è prevista la sospensione della prestazione lavorativa, e dunque dello stipendio. 

 

Nella maggioranza l'accordo sull'estensione ai privati è ormai assodato, anche se la doppia anima della Lega continua a mandare segnali contrastanti: mentre il ministro Giancarlo Giorgetti ha confermato più volte il suo via libera, per dare "certezza" alle imprese su come riprendere le attività, appoggiato anche dalle dichiarazioni di Massimiliano Fedriga, ancora oggi Matteo Salvini solleva dubbi. Quando Zaia parla di no all'obbligo vaccinale e di un uso limitato del green pass "sono totalmente d'accordo con lui", ha detto il leader del Carroccio parlando con i giornalisti a Milano. "La Lombardia è la più vaccinata d'Italia, senza obblighi, con la libertà e le spiegazioni, quindi non c'è bisogno di obblighi: il green pass deve essere un'opportunità, non una limitazione". Una posizione, questa, politicamente isolata che difficilmente può trovare spazio in un governo guidato da un premier che proprio ieri, a Bologna, ha lodato Beniamino Andreatta per la sua capacità di dire “molti no e pochi sì”, perché "le cose vanno fatte perché si devono fare”. 

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