Una scritta comparsa all'Università di Bologna

editoriali

L'università e il caso Zanatta

Redazione

A Bologna murales contro il prof. che critica il regime cubano. Serve una risposta

Qualche giorno fa sui muri della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna è comparsa una scritta: “Zanatta servo dell’imperialismo Usa. Giù le mani dalla Cuba socialista! Venceremos”, con a fianco una falce e martello. Il destinatario dell’attacco è il professore Loris Zanatta, uno storico serio, docente proprio all’Università di Bologna ed esperto di America latina. La colpa di Zanatta è quella di aver espresso con toni moderati e civili, in interviste e articoli sui giornali (sabato proprio sul Foglio), il suo punto di vista critico sul regime che da oltre 60 anni opprime Cuba.

A prima vista, la scritta sui muri dell’università appare semplicemente ridicola, il riflesso condizionato di chi ripropone vecchi slogan in difesa di una dittatura putrescente. Ma naturalmente c’è dell’altro. C’è il germe dell’intolleranza, della delegittimazione personale e, soprattutto, l’uso di un linguaggio e di un metodo che ricorda tempi bui che speriamo esserci lasciati definitivamente alle spalle. Non sappiamo quali iniziative abbia intrapreso l’Università dopo l’accaduto, né se il silenzio dipenda da una precisa volontà di non dare risalto e pubblicità a qualche minuscola  frangia estremista di studenti. Resta il fatto che Bologna è stata anche in passato teatro di azioni squadristiche nei confronti di altri professori. Qualche anno fa alcuni “collettivi” fecero ripetutamente irruzione in università insultando Angelo Panebianco per un suo articolo sulla Libia comparso sul Corriere. Il politologo fu costretto a interrompere le sue lezioni, poi a spostarle in aule più sicure seguito a vista da agenti della Digos. L’Università dovrebbe essere il luogo dove si coltivano lo spirito critico e la libertà di pensiero e dove si praticano  il dialogo e il confronto. Certi atteggiamenti non dovrebbero avere cittadinanza, ma quando accadono non vanno ignorati né nascosti. Vanno respinti e denunciati pubblicamente, proprio perché non siamo a Cuba.

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