Tutto sul rumor del momento: Lagarde premier di Macron

Paola Peduzzi

Sarkozy trova la Pécresse “noiosa” e suggerisce un piano all'Eliseo (che ci riguarda). Il piano gollista e il futuro della Bce

C’è un nome che ricorre in molte chiacchiere francesi, un po’ pettegolezzo e un po’ fantapolitica, ed è quello di Christine Lagarde, governatrice della Banca centrale europea. Forse, si dice, Emmanuel Macron, se dovesse ottenere un secondo mandato presidenziale (il primo turno è il 10 di aprile, ufficialmente la campagna elettorale del presidente non è nemmeno cominciata), potrebbe scegliere la Lagarde come suo primo ministro, un investimento sulla coabitazione che ben si concilia con il piccolo smottamento che sta avvenendo tra i Républicains che dicono di sostenere Macron.

  

Nulla a che vedere con quello che accadde nel 2017, quando da destra e da sinistra ci furono spostamenti rilevanti verso l’allora En Marche! macroniana che non era, come è noto, né di destra né di sinistra; e forse questa volta l’attrazione per il macronismo pesa meno di allora: pare che sia la candidata dei Républicains all’Eliseo, Valérie Pécresse, a determinare gli allontanamenti nel suo stesso partito. Il disamore batte la fedeltà, insomma, e Macron se ne approfitta.

   

Ma perché proprio la Lagarde? Il presidente ha invitato la Lagarde all’Eliseo il 9 febbraio scorso e le ha conferito l’onorificenza di comandante dell’Ordre national du Mérite: la cerimonia è stata molto “discreta” e proprio tale discrezione ha fatto pensare che Macron stia nascondendo qualcosa: un patto, una promessa (la segretezza fa sì che non sappiamo come se la sono cavata con la medaglia, visto che per i comandanti di quest’ordine è previsto che  sia agganciata a una cravatta). Al di là dei pettegolezzi, il rapporto tra Macron e la Lagarde è solido, entrambi dichiarano rispetto reciproco. 

 

La sua nomina alla Bce è stata naturalmente incoraggiata dall’Eliseo: i due insomma lavorano bene insieme, ma secondo le ricostruzioni del Monde a suggerire a Macron il nome della Lagarde come eventuale primo ministro è stato Nicolas Sarkozy, ex presidente francese nonché l’ultimo dei gollisti a stare all’Eliseo in questo secolo. Sarkozy vuole avere un ruolo in questa contesa elettorale, non in prima persona (anche se con lui tutto è possibile) ma tessendo la trama di un’alleanza di fatto tra i macroniani e i Républicains, in chiave anti destra estrema, ma non solo. Altrimenti non si spiegherebbe perché Sarkozy fa tanta fatica a dire che sostiene e che farà campagna per la Pécresse, come sarebbe naturale, visto che è l’esponente del suo partito e, per quanto sia di una corrente diversa (quella che faceva capo a Jacques Chirac), è una candidata che può levare l’incubo lepenista al ballottaggio. Sarkozy si fa desiderare, e pure se si è incontrato con la Pécresse e pure se lei ha detto che la conversazione è andata benissimo,  un endorsement formale ancora non c’è. Invece le chiacchiere ci sono eccome.

  

Il Monde ha dedicato un lungo ritratto alla Pécresse e ai suoi problemi con il suo stesso partito: cita un’intervista rilasciata da Sarkozy a dicembre in cui lui ha detto che la Pécresse è molto competente e studiosa, ma che le ci vorrebbe “un po’ più di fantasia”; ha citato le parole che dice Sarkozy in privato: Pécresse è “noiosa”; ha raccontato che Sarkozy si sarebbe offeso perché la Pécresse gli ha mandato soltanto un breve sms di auguri per l’anno nuovo, mentre Macron ha avuto “la gentilezza” di telefonargli e di invitarlo a pranzo, due settimane fa: “I due hanno parlato del post presidenziali. Sarkozy ha anche suggerito a Macron il nome dell’ex ministro dell’Economia Christine Lagarde (che sostiene Valérie Pécresse) per Matignon”, il palazzo del primo ministro, nel caso di un secondo mandato di Macron. I collaboratori della Pécresse sono così allarmati che uno di loro le avrebbe consigliato di chiamare Sarkozy, “è l’unico presidente di destra ancora in vita!”.

   

Qui finisce il pettegolezzo e iniziano i fatti. Alcuni esponenti dei Républicains si stanno sfilando: fra tutti ha fatto più rumore Éric Woerth, ex ministro per il Budget di Sarkozy e oggi a capo della commissione Finanze all’Assemblea nazionale. Non ha una grande riconoscibilità per gli elettori, ma Woerth era gollista da quarant’anni e ora sostiene Macron: “Allarme rosso” per Pécresse, dicono i commentatori. Poi c’è una questione che ci riguarda tutti, noi europei: se la Lagarde torna in Francia, chi guiderà la Bce? Davvero Macron vuole cedere un incarico così rilevante a un economista di un’altra nazione? C’è chi dice che questo spostamento sarebbe funzionale per la grande battaglia che si sta per aprire che riguarda la riforma del Patto di stabilità. E qualcuno suggerisce già un altro nome per guidare la Bce. E’ una donna, è tedesca, è Isabel Schnabel, classe 1971, studi a Parigi e a Berkeley, oggi nell’executive board della Bce e considerata la guida delle colombe di Francoforte. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi