Cosmopolitics

Com'è che Olaf Scholz ha tanta fiducia in se stesso

Paola Peduzzi

Il candidato della Spd alla cancelleria tedesca va sempre forte e molti cercano di capire qual è la sua forza. Una risposta non c'è, ma ci sono due persone vicine a lui che aiutano a decifrarlo

L’uomo da battere in Germania è Olaf Scholz, si è visto in modo chiaro all’ultimo dibattito televisivo, costruito per mettere in difficoltà il candidato alla cancelleria della Spd. Dell’ascesa dell’attuale ministro delle Finanze si chiacchiera moltissimo anche se ancora ci sarà da studiare per capire com’è che si costruisce in poche settimane una fiducia in se stessi tanto solida. C’era già e non l’avevamo vista? Si è formata grazie alla solidarietà del partito (una sinistra tanto unita attorno al proprio candidato non si vedeva da tantissimo tempo e non è vero che le liti sono a costo zero nei partiti come nelle famiglie)? O forse Scholz era l’unico ad avere consapevolezza di poter essere l’uomo giusto al momento giusto, quando rispondeva, nel mezzo dell’estate, a chi (chiunque) gli chiedeva se non fosse troppo freddo, robotico, senza emozioni: “Corro per il posto da cancelliere, non da direttore di circo”.

Studieremo e capiremo com’è nata questa leadership, se davvero i sondaggi saranno confermati al voto del 26 settembre e la Spd prenderà più voti e potrà formare il governo, ma intanto ci sono due persone che ricorrono spesso, quando si cerca di decifrare Scholz. Uno è il filosofo americano Michael Sandel, di cui Scholz è fan e amico. Sandel è un critico della filosofia del libero mercato, amatissimo dalle sinistre europee: nel 2012, partecipò alla conferenza del Labour allora guidato da Ed Miliband e il libro di quell’anno, “Quello che i soldi non possono comprare”, ispirarono le politiche laburiste contro “il capitalismo predatorio”. Oggi Scholz cita l’ultimo libro di Sandel, “La tirannia del merito”, che accusa la meritocrazia di aver sfaldato la coesione sociale. Secondo Scholz questo pensiero è in linea con quello che lui considera la sua parola chiave: “rispetto”. Nel suo libro del 2017, “Hoffnungsland”, la terra della speranza, il candidato dell’Spd scrive che la socialdemocrazia garantisce “la possibilità di vivere una vita dignitosa, il rispetto e la dignità che un buon lavoro può fornire” – la parola rispetto torna negli slogan elettorali di Scholz, “rispetto per il tuo futuro”, “la società del rispetto”, “rispetto per te”.

L’altra persona che aiuta a comprendere il candidato della Spd e  la sua tenacia consapevole è sua moglie, Britta Ernst, ministro dell’Istruzione nel Brandeburgo, sposata nel 1998 e compagna di una vita (non hanno figli). Si erano incontrati negli anni Ottanta ad Amburgo nelle giovanili della Spd, e Scholz ha di recente raccontato che “si riconobbero”, “una scintilla che si accende” e che non si spegne “perché i ruoli passano ma l’amore resta” e “l’amore batte i successi politici” (scrivilo con il punto esclamativo, aveva chiesto al giornalista che lo intervistava). Britta gli ha passato la passione tardiva per lo sport, Scholz oggi è dimagrito, sembra tanto in forma per correre e fa canottaggio, ma soprattutto, con la sua lunga esperienza nell’educazione, Britta gli ha insegnato a essere femminista. “Noi uomini non dobbiamo stare a guardare, dobbiamo essere parte delle battaglie delle donne”, dice Scholz, e così sembra sempre più destinato a far suoi quelli che vengono chiamati i “Merkel Sozis”, i socialisti moderati che hanno amato Angela Merkel, la cancelliera.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi