Contro mastro ciliegia
Più Lecco e meno Consip
Il giustizialismo orfano di Davigo ha una nuova star, il presidente del Lecco calcio Paolo Di Nunno, che ha chiesto di intercettare i suoi giocatori: potrebbero vendersi le partite. Po però si è pentito, come un Ceccherini qualsiasi. Bravo però: quelli delle bufale Consip ancora li aspettiamo
Certo che dopo aver perso per cause di condanna maggiore Minosse Davigo, che ascoltava i reati e infliggeva condanne definitive già in primo grado; certo che adesso che taluni suoi laudatores nonché specialisti nel trasformare le bufale Consip in condanne mediatiche preventive stanno messi anche peggio, in fatto di credibilità, uno che tenesse alta la bandiera dell’intercettateci tutti ci voleva. Ed ecco Paolo Di Nunno, imprenditore dei videogame e presidente del periclitante Lecco calcio, la squadra con lo stadio più panoramico d’Italia e peggio messa della B.
Dopo l’ennesima sconfitta, manco fosse un pm d’assalto ha elaborato una nuova teoria complottistico-manettara: intercettateli tutti, ma loro: “Del risultato mi interessa poco perché ormai siamo condannati a retrocedere”, ha detto, “piuttosto mi preoccupa altro. Ancora oggi nel calcio si vendono e si truccano le partite, ho paura di movimenti strani da parte dei nostri tesserati. Spero che mettano il telefono sotto controllo a tutti”. Dall’alto del suo secondo grado, il Dottor Sottile si sarà sentito rincuorato. Purtroppo però poi Di Nunno ha ritrattato, “ho sbagliato” ha detto, come un Ceccherini qualsiasi. Bravo però: quelli del caso Consip ancora li aspettiamo.
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