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contro mastro ciliegia

Primo maggio in fuga

Maurizio Crippa

La "generazione ansia" e la generazione "lavorare stanca". Gli specialisti si interrogano sulla fragilità degli adolescenti e danno (un po' troppa) colpa alla scuola. Ma quando si cresce, dice una ricerca, il lavoro che dovrebbe rendere più sicuri, più liberi, finisce in fondo agli "interessi". Un po' comodo?

Ieri due pensose interviste a due grandi esperti, lo psicoanalista Massimo Ammaniti e il pedagogista Daniele Novara, battevano sullo stesso dolentissimo tasto, “il disagio esistenziale dei ragazzi va ascoltato”, soprattutto a scuola, e poiché “la scuola non è una gara dove alla fine c’è un vincitore” bisogna abolire ogni aspetto ansiogeno e competitivo, e “tocca ai prof cambiare”. Tutto vero, o forse quasi, compreso che per Ammanniti la rovinosa mutazione genetica degli adolescenti è tutta colpa degli smartphone. Avremmo detto dei genitori, ma ci fidiamo. Perché poi, nella scuola meno competitiva del mondo, gli adolescenti debbano essere “schiacciati” dagli attacchi di panico non è chiaro, ma ci fidiamo. Però poi una mattina ti sei svegliato, e diventi un young adult. Ed ecco pronta, per il Primo maggio, una bella ricerca di Legacoop che spiega che il lavoro – cioè quel diritto che dovrebbe contribuire a farti libero – è soltanto ottavo negli interessi dei 18-34enni: prima ci sono l’onestà (non sarebbe un prerequisito?), la libertà, la sincerità, il senso della famiglia. Poi ovviamente ci sono le richieste di sicurezza, stabilità del lavoro, giustizia sociale. Ma, evidentemente, che queste siano variabili in varia e molta misura dipendenti dal fatto di “interessarsi” al proprio lavoro, e farne un centro di impegno e magari fatica, non è contemplato. Lavorare, stanca. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"