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contro mastro

Enrico Galmozzi, il terrorista che festeggia

Maurizio Crippa

Il No della Cassazione francesce all'estradizioni di dieci (ex) terroristi italiani non chiuderà i dibattiti. Ma avrebbe dovuto almeno, per decenza, chiudere la bocca al fondatore di Prima linea, due omicidi e nessun ravvedimento, che ha invece esultato in modo osceno

Non ho alcuna intenzione di entrare in agone dialettico, né peggio ancora etico e neanche storico, con Adriano Sofri che qui accanto torna un’altra volta ancora sulla vicenda, e auguriamoci per tutti possa essere l’ultima: non ne sono in grado, sotto qualsiasi punto di vista, ed è normale che sia così. Non intendo nemmeno, tantomeno, dialettizzare con coloro che la pensano all’opposto di Sofri. Ognuno bilanci i pro e i contro del giudizio. Mi limito a notare che c’è una persona (sarà davvero l’unica?) che ha parlato, anzi sputato in formato digitale, e avrebbe fatto meglio a tacere. Si chiama Enrico Galmozzi, fu tra i fondatori di Prima linea, fu condannato per due omicidi di innocenti, divenuto personaggio pubblico disse cose di ributtante cinismo e nessuna intelligenza, tipo “la storia è finita. E’ andata così, ognuno piange i suoi”. Chi dovesse piangere, essendo tra quelli che avevano deciso di uccidere, non so. Non rinnegò nulla e disse “in quel tempo si sparava”. Altra menzogna: c’era chi non sparò, e morì. Ora ha festeggiato la mancata estradizione dei dieci che forse davvero si sono guadagnati il diritto di essere “ex” terroristi scrivendo: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese”. Il diritto di essere “ex”, evidentemente, costui non l’ha guadagnato: è ancora e soltanto l’assassino che era.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"