contro mastro ciliegia

L'infanzia obbligatoria del Pd

Maurizio Crippa

Va bene le favolette elettorali sulla scuola, ma il partito di Letta ha un'idea semplicemente assurda. E un po' sovietica. Aspetteremo i carabinieri come Pinocchio

Parlare di scuola alla vigilia di ferragosto, quando persino i genitori vorrebbero tornare bambini con le pinne e gli occhiali, può sembrare una gratuita perfidia. Ma non è colpa nostra, ha iniziato lui, Enrico Letta: “Se vinciamo, a fine legislatura, gli insegnanti saranno pagati con una retribuzione che sarà la media di quella degli altri insegnanti europei”. Ma una favoletta elettorale balneare non si nega a nessuno, la cosa davvero assurda, e anche inquietante per chi ami la libera educazione, è scritta nel programma del @pdnetwork e minacciano di prenderla sul serio: “In Italia un bambino su dieci non frequenta la scuola dell’infanzia (3-5 anni). Ciò crea le prime odiose diseguaglianze”. E fin qui bene. Il problema è come pensano di risolverla: “Intendiamo cancellare questa discriminazione rendendo obbligatoria la scuola dell’infanzia”. Obbligatoria? La logica (sic) vorrebbe essere questa: siccome le pubbliche amministrazioni non adempiono a un loro obbligo – garantire il posto a tutti – invece di costringerle a garantire il servizio, rendiamo obbligatoria la frequenza. Anche di chi, putacaso, non lo voglia. E’ come se per aumentare i posti al pronto soccorso si rendesse obbligatorio fare gli incidenti. Un po’ sovietica, come idea. Ma attendiamo fiduciosi i gendarmi, assieme a Pinocchio.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"