(foto Ansa)

contro mastro ciliegia

L'immaturo Dibba

Maurizio Crippa

L'ultimo giapponese del grillismo nel 2013 credeva "che l’onestà fosse la qualità principale per un politico", ma adesso dice "sono maturato". Da morire dal ridere: di questo passo, quando avrà 70 anni forse si accorgerà che anche la democrazia diretta è una boiata pazzesca

Era un sacco di tempo che non ridevamo così tanto, almeno alla televisione, e se possiamo permetterci un consiglio: Alessandro Cattelan dovrebbe ingaggiarlo, in qualità di comico, per dare una raddrizzata alla sua prossima puntata. A far ridere di Alessandro Di Battista, aka Dibba, praticamente ogni due parole, roba da fuoriclasse, non sono tanto le creazioni sui massimi sistemi. Tipo, parlando di Draghi: “Mi piacerebbe molto, quasi in maniera sadica (tra virgolette, politicamente sadica), che fosse candidato da tutti i leader di partito al Quirinale e poi trombato nel segreto dell’urna”. E’ una battuta vecchia, repertorio d’avanspettacolo: l’hanno già fatta con Prodi. No, proprio da scompisciarsi è questa straordinaria scemenza: “Sono maturato, nel 2013 credevo che l’onestà fosse la qualità principale per un politico. Oggi credo che quello sia un prerequisito”. Accidenti, nel 2013. Nel 2013 Dibba aveva 35 anni: non era ancora papà, ma avrebbe potuto (dovuto) essere maturo abbastanza per sapere che l’onestà-tà-tà non basta a trasformare un somaro in un politico intelligente. Di questo passo, dovrà arrivare a 70 anni prima di maturare al punto giusto, e accorgersi che anche la democrazia diretta è una boiata pazzesca. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"