(foto LaPresse)

L'ultima Messa di quarantena, quasi malinconia

Maurizio Crippa

La liberazione dalle messe da linkare su YouTube avviene alla spicciolata, senza Te Deum con le campane e in un clima da scampagnata in fase 2 che stride parecchio con la famosa dichiarazione di guerra della Cei

Domani, libera chiesa in libera tv di stato, i fedeli potranno assistere all’ultima messa in video, o in streaming, della quarantena. Poi si va in chiesa. Sempre ammesso di riuscire a procurarsi i Dpi che quel fratacchione di Arcuri ha reso più introvabili dei vecchi santini col bordo di pizzo, che la parrocchia sia abbastanza capiente e che a nessun neofita travolto dall’afflato fraterno venga in mente di prendere il prossimo per mano al Padre Nostro. Per il resto, la liberazione dalle messe da linkare su YouTube avviene alla spicciolata, senza Te Deum con le campane e in un clima da scampagnata in fase 2 che stride parecchio con la famosa dichiarazione di guerra della Cei, e ancor più con gli alti lai di politici e gazzettieri che s’erano tutti travestiti, per guadagnarsi un like, da beghine della canonica. Ci sono i vescovi che fanno il verso alle omelie soporifere di Giuseppi, si preoccupano di sanificare la festa e si ispirano agli appelli di Confindustria: gradualità e prudenza. Poi c’è la buona notizia: cioè il calo secco dell’R0 dei tradizionalisti, quelli che mai a messa con i guanti e mai senza poter baciare i rosari. Sul loro dark web è comparsa persino la presunta frase di un sacerdote: “Non ho nessuna intenzione di prendere Gesù con il ‘preservativo’”. Poi, da lunedì, Rai Uno cancellerà la messa da Santa Marta, per fare spazio a qualche epigono di Giletti. Giorni fa, a fine messa, Francesco ha salutato un tecnico Rai che andava in pensione: “Ci ha accompagnato in queste trasmissioni… il Signore lo benedica e lo accompagni”. Forse forse, le messe in tv piacevano anche al Papa.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"