Matteo Salvini (foto LaPresse)

Proclami e sciacalli

Maurizio Crippa

Come un Alfano qualsiasi, Salvini è finito vittima dello sciacallaggio mediatico di cui è maestro

Poiché, per fortunata coincidenza, in quarta pagina ci scrivono Eugenia Roccella e Carlo Giovanardi, con la scusa di prendersela con Salvini ma con l’aria più che altro di voler sistemare qualche vecchio conto con Alfano, è bello qui ricordare onorevolmente il buon Angelino quando combatteva a mani nude il gran mare dell’immigrazione. E veniva quotidianamente sciacallato da Matteo Salvini, che ad ogni episodiuccio di cronaca passibile di essere messo in capo al Viminale diceva cose come “chi è al governo è un imbecille”. A Mirandola qualcuno dà fuoco al comando dei vigili, due minuti dopo hanno già beccato il marocchino funesto (noi aspetteremo la Cassazione: ma così, per puntiglio) e tre minuti dopo Salvini già tuitta: “Arrestato giovane immigrato nordafricano… Una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle vittime. Altro che aprire i porti! Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: a casa tutti!”. Ma come con i selfie, oramai anche i proclami a Salvini cominciano a tornargli sempre in culo. Così, come un Alfano qualsiasi, Salvini è finito vittima dello sciacallaggio mediatico di cui è maestro. A partire dai Cinque stelle: “Dovrebbe essere proprio il Viminale a chiarire perché quell’uomo con intenzioni omicide era libero di circolare in giro in Italia. Se fosse stato già rimpatriato oggi non ci troveremmo davanti a questo problema”. In duplex (ormai sono sempre in duplex) con Zingaretti. “Salvini dovrebbe fare il ministro dell’Interno e garantire la sicurezza nelle città invece di fare demagogia”. Chi l’avrebbe detto, eh?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"