Claudio Gentile. Foto LaPresse

Uno Sport populista

Maurizio Crippa

Consigli per un ministro perfetto. Basta non far sapere a Salvini che è nato a Tripoli 

Depilati, tutti depilati, ormai è un must. In forma olimpica magari proprio no, anzi è una tutta una moral suasion di panzette incipienti che occhieggia dagli scranni del governo. Sarà per questo che il nuovo esecutivo l’ha proprio abolito, il pur popolarissimo ministero per lo Sport, quello che ai tempi di Luca Lotti contava quasi quanto la Cultura. Niente, hanno appiccicato la delega sulle spalle vieppiù andreottiane di Giorgetti, forse perché è tifoso del Southampton. Ma poveretto, con quel che ha da fare – e parla con Malagò, e trova la quadra dei diritti del calcio – allo sport, inteso orgoglio e salute della Nazione, mica ci può badare. Perciò se accettassero un consiglio (fidatevi, su!) avremmo la soluzione per un perfetto ministro dello Sport populista, sovranista e poveraccista: Claudio Gentile.

 

Il mitico stopper della Giuve che al Mundial di Spagna fece piangere persino Zico, ché gli aveva ridotto la maglia a brandelli, ha fatto una bella intervista al quotidiano più governativo che c’è e ha detto: “Poveri russi, immagino che pure loro siano delusi” (esame di putinismo superato, ok). Ma soprattutto: “Il pallone è sempre stato parte della nostra cultura, è un elemento di identità popolare”. La colpa del tracollo? “Troppi stranieri e pochi giovani… dirigenti attaccati alla poltrona” (esame sovranismo + anticasta dieci e lode). Infine: “Il calcio italiano è diventato un business”. Insomma se facciamo schifo al folbèr, è colpa di Soros. Perfetto, no? Sì, c’è quel piccolo problema… Gentile è nato a Tripoli e il suo soprannome ufficiale era “Gheddafi”. Ma basta non farlo sapere a Salvini, e siamo da medaglia d’oro.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"