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Cecchinato, un'altra rivoluzione nazionale finita così

Maurizio Crippa

Il sovranismo e lo sport non è che proprio vanno a braccetto. “E’ meglio vedere un film che un incontro di tennis, perché non sopporto di vedere qualcuno che potrebbe perdere”, diceva Andy Warhol

Fuori un altro. Il sovranismo e lo sport non è che proprio vanno a braccetto. “E’ meglio vedere un film che un incontro di tennis, perché non sopporto di vedere qualcuno che potrebbe perdere”, diceva Andy Warhol. Così pronti via, gioco partita incontro, ci siamo tolti dalla visuale anche Cecchinato, il nuovo Italiano Vero per mezza settimana. E tutta quella sbrodolata di retorica italiana dei nostri giornali, sempre pronti al riciclo di qualsiasi materiale di riporto pur di costruire in fretta e furia la nuova statuetta. Gli elogi di Nadal, “gioca un grande tennis”, e persino McEnroe, “non va mai in sofferenza”. E il rovescio a una mano, ah, il rovescio. Due palle peggio della seconda palla. Fino al profetico Panatta: “Il tennis c’era ma ora è scattato qualcosa”.

 

Insomma il mito dell’eterno ritorno della nazione, anche la grande proletaria del tennis s’è finalmente mossa. Dimenticando che l’ultimo outsider che vinse al Roland Garros si chiamava Michael Te-Pei Chang, era sino-americano e tirò pazzo, ma pazzo, quell’antipatico universale di Ivan Lendl, lanciandogli pallonetti lenti e alti come la Tour Eiffel e fermandosi a ogni scambio a mangiare banane. L’ultimo tennis proletario, ma era il 1989. “Signora, il tennis purtroppo non è come gli altri sport, non è adatto a tutti i ceti sociali”, è una battuta epocale del film Borg McEnroe. Così adesso Cecchinato l’hanno portato via dai sogni di gloria, come il premier Conte dalla conferenza stampa del G7. Alla prossima rivoluzione nazionale.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"