All'Ikea non buttano via le mamme. Lo dice il giudice

Maurizio Crippa

Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso della ex dipendente contro il licenziamento e “ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti”

Quando morì Ingvar Kamprad, ci furono buontemponi pronti a dire: “Non organizzate qualche giornata di promozione?”. Sarà per i sospetti che fosse nazista, sarà che montarsi i mobili da soli alla fine è una gran rottura, l’Ikea è uno dei quei brand che più sono indispensabili più è bello odiare. Quindi che bella occasione, qualche mese fa, quando al megastore di Corsico, Milano (un posto più cubista di uno scaffale Kallax) licenziarono una dipendente, madre separata con due figli di cui uno disabile. E i sindacati, i giornali, i dipendenti (87 su 1.407, per la precisione, quelli che scioperarono) poterono finalmente gridare allo scandalo e alla multinazionale senza cuore e scrupoli, che buttava per strada come un Billy usato una lavoratrice in difficoltà.

 

Invece niente. Il Tribunale di Milano, sezione Lavoro, ha respinto il ricorso della ex dipendente contro il licenziamento e “ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti”, confermando “la legittimità della decisione di Ikea”. Che lungi dall’essere una strega arcigna, era venuta incontro alla donna su mansioni e orari. Ma oltre un certo punto, diventa difficile mandare avanti la baracca: “La lavoratrice per sua stessa ammissione si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta”, certifica il giudice. “Ikea dà un segnale a tutti: se non rispetti gli orari, te ne vai”, aveva tuonato il sindacato. Il che, a ben guardare, è un segnale nient’altro che normale. Kampard è morto, e la signora non se la passa bene, certo. Però, benvenuti nella realtà.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"