Matteo Salvini all'associazione stampa estera (foto LaPresse)

I social avvelenano la politica. Ecco qua i numeri (grazie)

Maurizio Crippa

Un'analisi su 2 milioni di contenuti social legati alle elezioni mostra come il 38 per cento dei messaggi in Rete contiene insulti. Nessuno, da noi, è interessato a usare Facebook per la politica. Al massimo, per farsi dei nemici

Ci sono ormai fabbriche di cioccolato che fanno campagne a favore del dimagrimento, grandi magazzini che invitano a non essere consumisti a Natale, sfilate di moda che puntano il dito contro il decadimento dei costumi. Perciò, se ti imbatti in un’azienda che vende prodotti per la connettività ma fa una campagna #connettiresponsabilmente spiegando “vogliamo ricordare ai navigatori incalliti di staccare gli occhi dallo smartphone”, dici: boh. Ma D-Link, forse perché sono di Taiwan, fa le cose per bene.

 

Così, sezione italiana, in vista del 4 marzo hanno fatto un’analisi su 2 milioni di contenuti social legati alle elezioni. Messaggi verso i candidati, i partiti o verso altri elettori. Ne hanno ricavato che il 38% di messaggi (750.000) è connotato da negatività e ben 135.000 contengono volgarità o insulti espliciti. I messaggi che augurano la morte (o minacciano di uccidere) sono più di 15.000, quelli che contengono riferimenti alla violenza quasi 19.000. Soltanto l’11% dei contenuti mostra un approccio positivo. Dettagli: il leader più insultato è Berlusconi, seguito da Renzi e Salvini (con differenze regionali). Il partito più menato è il Pd (ma va’?). La regione dove sono le donne ad insultare di più è la Basilicata, 71% (sarà per Matera capitale della cultura). Grazie del prezioso lavoro: così evitiamo di sproloquiare sempre a occhio, su quanto male facciano il populismo e i politici leoni da social à la Salvini o Di Maio. Infine, en passant, possiamo rassicurare Zuckerberg: nessuno, da noi, è interessato a usare Facebook per la politica. Al massimo, per farsi dei nemici.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"