Carlo Conti (foto LaPresse)

Se pure Carlo Conti è costretto a dire: “Populismo”

Maurizio Crippa

Mi dispiace molto. Comprendo il sentimento che parte da un disagio che c’è nella società ma bisognerebbe sapere i fatti. Non perché un giornale fa un titolo e scrive una cifra allora è quella giusta e viene cavalcata in maniera populistica”

Le parole passe-partout sono quelle parole che infiliamo ovunque, quando non sappiamo dire la cosa che andrebbe detta. Poi ci sono le parole prezzemolo, che tutto d’un tratto diventano di moda, moneta comune (di solito si svaluta), ma sembra che a dirle ci si faccia capire di più. Ad esempio: populismo. Che un signore come Carlo Conti (presente? quello di Sanremo), debba invocare il populismo, perché una banda di sciammannati e anche qualche persona più (teoricamente) assennata l’ha massacrato e insultato per il suo (presunto) compenso per la conduzione del Festival, dà da pensare. Eppure, intervistato da Chi, che è il Financial Times del settore, ha detto: “Mi dispiace molto. Comprendo il sentimento che parte da un disagio che c’è nella società ma bisognerebbe sapere i fatti. Non perché un giornale fa un titolo e scrive una cifra allora è quella giusta e viene cavalcata in maniera populistica”. E anche dire: “Ho sempre fatto beneficenza senza dirlo, e al Festival si parlerà anche di sociale, come ho sempre fatto”, non è proprio una difesa fantastica. Però dà da pensare che, se devi difenderti da quell’accozzaglia di urlatori, ti tocca scendere al loro livello concettuale. Forse gli sarebbe bastato ricordare che il “suo” festival quest’anno farà 25 milioni di raccolta pubblicitaria. E, come sanno gli addetti, rapportato a quel che porta a casa Mamma Rai “il compenso è semmai livellato verso il basso”. Ma bisogna usare le parole che passano. Meglio dire populismo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"