Conte, e quelli che agli Europei era meglio mandare i pm

Maurizio Crippa
Poi dire che in l’Italia non assomiglia al suo calcio. Poi dire che il calcio non assomiglia alla politica. Poi dire che è giusto che i magistrati devono fare il loro lavoro. Poi dire che ci si deve dimettere per un avviso di garanzia. Poi dire che bisogna dimettersi.

Poi dire che in l’Italia non assomiglia al suo calcio. Poi dire che il calcio non assomiglia alla politica. Poi dire che è giusto che i magistrati devono fare il loro lavoro. Poi dire che ci si deve dimettere per un avviso di garanzia. Poi dire che bisogna dimettersi. Poi dire che i tuoi colleghi di partito, di categoria, di circolo della briscola, ti devono sospendere, se non hai il buongusto di farlo da solo quando l’ombra di un’inchiesta vola polverosa sopra la tua testa. Poi dire che “male non fare, paura non avere”. Poi però il commissario tecnico della Nazionale, Antonio Conte, non andrà a processo con l’accusa della frode sportiva.

 

Il gip Pierpaolo Beluzzi l’ha prosciolto, “perché il fatto non sussiste” (lui e il suo vice Angelo Alessio, quando allenavano il Siena). Altri a processo ci andranno, e staremo a vedere. Però, scrivono i giornali, “la posizione di Conte era marginale ma, evidentemente, la più esposta da un punto di vista mediatico”. Il che evidentemente, per il “punto di vista mediatico”, e per l’idem sentitre popolare e per il comun sentire delle tifoserie, valeva già una condanna in terzo grado. E saremmo, secondo tutti loro, andati agli Europei con un commissario prefettizio, anziché tecnico. Poi dire anche questo, però: non è il calcio a essere uguale alla politica, in Italia Sono i pm che sono sempre uguali a se stessi. Poi dire anche: “Resistere, resistere, restistere”. Ai pm e agli avvisi di garanzia.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"