Pietro Castellitto, a sinistra, con Benedetta Porcaroli e Giorgio Guarascio alla presentazione di Enea - foto Ansa

L'evento

La presentazione di "Enea" di Pietro Castellitto con Sorrentino e altri big

Ginevra Leganza

Al cinema Troisi di Roma il regista ha presentato il suo ultimo film, una commedia surreale "made in family". E proprio alla prima c'era tutta la sua di family. Ma anche alcune star, come Niccolò Contessa dei Cani

Non è miseria, non è nobiltà, ma solo benessere e male di vivere a Roma nord (e sottolineo nord). Insomma è "Enea", il secondo film scritto e diretto da Pietro Castellitto. Commedia surreale e “made in family” che la family presentava ieri al cinema Troisi. E cioè nel tempietto di star e hipsteria dove i film si vedono dopo i videomessaggi con Woody Allen e Wes Anderson. Due che a Valerio Carocci gli fanno ciao (Carocci – trentenne brillante anche lui – è il presidente della Fondazione Piccolo America di cui fa parte il Troisi e l’animatore delle arene estive in piazza San Cosimato). 

E dunque a presentare "Enea", ieri, c'era tutta la family: Castellitto senior sul palco; mamma Margaret in platea (“convitata di pietra”, ha ironizzato qualcuno); le due sorelle, Maria (scrittrice) e Anna (studiosa), col fratello piccolo Cesare (il “Peppiniello” di casa Castellitto che in Enea recita pure lui).

Ma ecco – oltre a una sfilza di parenti (tutti presenti nel cast con ruoli minori: “ci sta pure lo zio Armando”) – ecco che s'affacciano sguardi… Di star e di hipsteria. La family li ha portati qui tutti. Da Paolo Sorrentino che gingilla col sigaro a Niccolò Contessa dei Cani che ha composto le musiche per "Enea", e che adesso, quando lo chiamano sul palco, si nasconde, sprofonda in poltrona. Hipster e star sino all’immancabile Antonio Monda. Dietro, tra le ultime file, spunta poi Christian De Sica – da New York a Cortina – a scandire i tempi comici dello show, che finisce quando lui si alza e se ne va. E ancora Fabio e Damiano D’Innocenzo con Alessandro Borghi e Gabriele Muccino. Beppe Fiorello, Paolo Calabresi, Francesco Piccolo sino al berretto postmoderno di Edoardo Camurri... Un poco più avanti, Ginevra Elkann. E, un poco più avanti ancora, Francesca Fagnani (ché la belvata è questione di tempo). 

In questa Roma piaciona e simil Babilonia, comunque, non meno gustosi degli sguardi son gli scambi sul palco. Le battute fra Benedetta Porcaroli (la musa), Giorgio Quarzo Guarascio (il muso), Adamo Dionisi e Matteo Branciamore (il cast), orchestrati da Carocci e ammortizzati, nelle finezze romanesche, dal produttore Lorenzo Mieli (manca però Luca Guadagnino, co-produttore). 

E dunque sul palco, si diceva, aleggiano Villa Ada (che è “peggio del Vietnam”) e Friedrich Nietzsche (nume tutelare dei Castellitto). Talché si susseguono aforismi a raffica. Un'antologia: “Amore, purezza e anima” (cit. Pietro); “I gangster sono i veri intellettuali, gli intellettuali sono i veri gangster” (cit. Sergio); “Il film è antifrastico [si vede un’erezione ma si censura la lingua] perché la cosa più violenta al mondo sono i baci” (cit. Giorgio Quarzo aka Tutti Fenomeni); “Il film è antifrastico: ner senso che nun è antifascista” (cit. Cesare aka Peppiniello). E che dire? Così parlò Zarathustra ai Parioli. 

Intanto qualcuno si alza e se ne va. E la festa finisce proprio col mitico Cesare che esibisce uno striscione con scritto: “Maledetta Primavera” (canzone che chiude il film e che – si capisce – alla family piace molto). Fuori dal Troisi gli si avvicinano i D’Innocenzo. “Fantastico lo striscione! Ma che nce stava scritto?”. “Non mi ricordo, che nce stava scritto?”. Fantastico Peppiniello. Dopo Scarpetta, i Castellitto. Dopo Napoli, Roma nord.

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