Dimenticate la piccola Heidi e le sue caprette. Ora ce n'è un'altra, sanguinaria

Mariarosa Mancuso

Un horror distopico a colpi di fonduta immaginato da Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein ora su Prime Video

Se giro un film in Olanda faccio vedere tulipani e mulini a vento, diceva Alfred Hitchcock. Per un film ambientato in Svizzera serve il Toblerone. E il formaggio. E l’eroina della narrativa nazionale: Heidi “ti sorridono i monti, le caprette ti fanno ciao” (il distico è in realtà una contaminazione con la serie giapponese dello studio Zuiyo Eizo, che dal 1974 ha portato l’orfanella dalle Alpi svizzere fino ai confini del mondo).

 

In “Mad Heidi” – ora su Prime – c’è tutto. Perfetta “Swissploitation”, sulla falsariga della “blacksploitation” degli anni 70 (un remake moderno è “Jackie Brown” di Quentin Tarantino). Un horror demenziale con la Svizzera dominata dai padroni del formaggio, che alzano sempre più la quantità di lattosio per smascherare gli intolleranti. E metterli in galera, con atroci torture a base di fonduta bollente: altro che olio di ricino. Tra gli oppositori, il pastore Peter che spaccia formaggio di capra e ha la pelle nera. C’è anche il nonno lassù nello chalet. E il cane San Bernardo con la botticella al collo.

  

Hanno immaginato e diretto la distopica fantasia Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein, registi all’opera prima. Il produttore esecutivo Timo Vuorensola è noto ai cacciatori di stranezze come regista di “Iron Sky”, film che immagina i nazisti rifugiati sulla faccia nascosta della luna, in una bella fortezza a forma di svastica. Girato nel 2012, era ambientato in un futuro 2018: Sarah Palin candidata alla presidenza degli Stati Uniti, con il nuovo programma spaziale “Black to the Moon”. Il giovanotto nero scendeva dalla navicella spaziale, e trovava i nazisti. Entrambi urlavano di orrore.

 

E i soldi? Visto e considerato che la satira è satira, quindi senza rispetto per nessuno, i produttori non hanno mosso un dito per finanziare il film. Secondo un sito svizzero, i venditori di gilet, camicie, costumi nazionali sono stati diffidati dal rifornire il costumista del film (bisogna sapere che la Federazione svizzera dei costumi conta 15 mila soci). Comunque su internet si trova tutto, disegni, fotografie e anche i soldi che servono per girare. 

 

Il crowdfunding lanciato nel 2017, con la tortura a base di fondue bollente, aveva raccolto 300 mila dollari. Pochino, a fronte di un budget previsto di 3 milioni e trecentomila dollari. il produttore Valentin Greutert decise di lasciare i pesci piccoli, attirati con qualche gadget, per i pesci grossi. Minimo 500 dollari, per una quota di proprietà del film. E una quota degli incassi. Delle questioni pratiche  si occupa una società di Londra, la Film Chain. Il film è stato distribuito via internet, e ancora lo è, se volete contribuire a “Heidiland 2 - la vendetta”. Era il titolo provvisorio del film, “Mad Heidi” attira di più. 

 

Treccine e corpetto con bottoni a forma di stella alpina, la bandiera rossocrociata sempre a portata di mano, Mad Heidi combatte con l’alabarda delle Guardie Svizzere. Più pratica della balestra di Guglielmo Tell (ma arriva anche quella). Il crudele dittatore ha una predilezione per il wrestling femminile: le atlete bionde e piuttosto robuste si allenano sollevando forme di formaggio. Non ancora con i buchi, lo diventerà dopo una sparatoria. Altro mito svizzero spuntato dalla lista.

 

Il finale del film è un po’ pasticciato, spunta una verde divinità di nome Elvezia per aiutare Heidi, eroina patriottica e a questo punto anche molto sanguinaria, contro il cattivo presidente Meili e il guerrafondaio comandante Knorr. C’è anche l’amica Klara e la signorina Rottweiler, a fare strage dei vostri ricordi della Heidi giapponese sempre allegra con pomelli rossi. I film di culto nascono così.

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