Il caso

Nuda per un secondo. La Giulietta di Zeffirelli fa causa alla Paramount

Mariarosa Mancuso

Tre anni fa, dopo un incontro fortuito, l'illuminazione dell'attrice Olivia Hussey e dell'avvocato Tony Marinozzi: chiedere 500 mila dollari di risarcimento 

Dice Carlo Verdone: “Oggi ‘Acqua e sapone’ non lo potrei girare, parla di un ragazzo che va a letto con una diciassettenne”. Figuriamoci il “Giulietta e Romeo” di Franco Zeffirelli, con Olivia Hussey che di anni ne aveva quindici. Piccoli ruoli in teatro, ma nudi mai. Il padre era assente (in generale), la madre era assente dal set. Pare il prologo di una tragedia. Ma nel film i due sono nudi sotto un lenzuolo, solo quando Giulietta si alza i lunghi capelli lasciano intravedere per un attimo un seno minuscolo. Lei neanche se n’era accorta, ebbe la rivelazione durante la prima londinese al cospetto della Regina Elisabetta, con la famiglia reale al seguito. Franco Zeffirelli diventò ricco e famoso, i suoi attori ebbero tremila dollari a testa (nel 1968, forse non erano neanche pochissimi). Olivia Hussey racconta che nel tour promozionale doveva lavarsi i vestiti da sola nel lavandino delle camere d’albergo. Seguirono anni difficili, il manager falsificava gli assegni e l’attrice dovette vendere la casa. “Ho sempre seguito il cuore, ho creduto in chiunque tranne che in me”, scrive nel suo memoir. Aveva chiesto alla Paramount una foto con il balcone per la copertina. L’esosa multinazionale pretendeva diecimila dollari. 
     

Ma adesso basta! Tre anni fa ha incontrato il suo salvatore, l’avvocato Tony Marinozzi. L’uomo che ha citato in giudizio la Paramount chiedendo per i suoi clienti Hussey e Whiting 500 mila dollari di risarcimento: erano stati costretti alla nudità. Franco Zeffirelli è morto nel 2019. I soldi non li vuole dagli eredi, li pretende dalla Paramount, il regista – sostiene – agiva con l’accordo della casa di produzione. Per Tony Marinozzi, di anni 61, è la battaglia della vita. Si paragona a Mel Gibson in “Braveheart-Cuore impavido”, uno dei suoi film preferiti (gli sfugge il particolare che l’eroe nazionale scozzese aveva un territorio da sottrarre ai cattivi inglesi). Ha in studio anche un manifesto di “The Passion”, sempre Mel Gibson, e tiene a precisare “I am a Jesus guy”. 
     

La parte più divertente dell’articolo (firmato Lila Shapiro, sul sito Vulture) sta nelle coincidenze che hanno fatto incontrare Olivia Hussey e Tony Marinozzi. Nel 2020, un commesso viaggiatore cercò di vendere supplementi dietetici alla moglie di Tony Marinozzi, omeopata. Lei gli diede retta “mi piace, sa un sacco di cose”. Il rappresentante di pillole mostrò il suo sito, dove c’era la fotografia di un “medical futurist”, la dottoressa Gayle Madeleine Randall. Ormai la famiglia Marinozzi era conquistata, e la dottoressa Randall aveva tra i pazienti Olivia Hussey. L’ex attrice viveva con tre figli e il marito in una casa modesta. L’avvocato la chiamò per offrire suggerimenti: una linea di gioielli con il suo nome, magari un profumo. E perché non scrivere insieme il seguito di “Romeo e Giulietta”, lassù in paradiso? Shakespeare aveva perso una grande occasione. Nel frattempo Olivia Hussey scoprì che anche il marito in carica era pieno di debiti, e stavano per portarle via di nuovo la casa. Con la stessa luce negli occhi, l’attrice e l’avvocato ebbero un’illuminazione: “Una danarosa causa alla Paramount risolverebbe molti guai”.

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