FRATELLO E SORELLA

Mariarosa Mancuso

La recensione del film di Arnaud Desplechin con Marion Cotillard, Melvil Poupaud, Golshifteh Farahani

Il francese Arnaud Desplechin, qualche anno prima di questo film, descriveva così il suo metodo di lavoro (dire “poetica”, o dichiarazione di intenti sarebbe davvero fuori luogo). “Penso alle mie storie come a una pila di piatti da lanciare contro lo schermo. Quando i piatti sono tutti rotti, il film è finito”.

In “Fratello e sorella” va un po’ meglio, risparmia il dripping ceramico con una sceneggiatura che rigorosa non è, ma siccome racconta un fratello e una sorella possiamo supplire senza difficoltà ai pezzi mancanti, e riempire il vuoto di certe scene quasi mute, ma cariche d’odio. Per Marion Cotillard non c’è problema, è abituata a cavarsela con i malinconici occhi che tutto sanno esprimere (dicono i fan, a noi un po’ innervosisce). Il fratello Melvil Poupaud ha qualche dote d’attore in più, ma il regista ha deciso di puntare sull’intensità, che si fa prima (e molto rende alle conferenze stampa). Poi arriveranno anche le urla.

Il film arriva dal Festival di Cannes 2022, con l’etichetta “legami tossici e difficili da sbrogliare tra fratello e sorella”. Non si vedono da anni, dopo lo scambio feroce eppur cortese: “Credo di odiarti”, detto da Alice senza altre spiegazioni. E Louis risponde “va bene”. Ora sono riuniti all’ospedale di Roubaix dai genitori in terapia intensiva dopo un incidente. Il regista ha smesso di lanciare piatti contro lo schermo, ma ancora non ha imparato a trattare con riguardo e seduzione gli spettatori.

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