Popcorn

Pazzo di lei

di Dani de la Orden, con Alvaro Cervantes, Susana Abaitua, Luis Zahera, Txell Aixendri (Netflix)

Mariarosa Mancuso

Colpo di fulmine. Il bello da discoteca (il film ha la data del 2021 e non parla di pandemia, abbiamo pur bisogno di distrarci) spiega che volere è potere: se non insisti abbastanza sei condannato a perdere. Mette alla prova la teoria puntando una donna, scommette con gli amici che se la porterà a letto. Non fa in tempo a raggiungere la preda che una brunetta ha puntato lui. Escono dalla discoteca per una notte di follie, che comprende tra l’altro la partecipazione da imbucati a un matrimonio dove sposi e invitati sono neri. Il patto era “una notte e basta”, subito rotto da Adri che cerca in ogni dove la misteriosa Carla. Unica traccia: la ricetta di uno psicofarmaco.

 

La bella era scappata da una clinica per malattie mentali, e lì ancora si trova. Siamo stati abbastanza delicati con il linguaggio? Il regista Dani de la Orden – già al lavoro sugli episodi della serie “Elite”, ebbe un suo momento di gloria trascinato da “La casa di carta” – mostra tenerezza verso gli ospiti dalla casa ma coglie ogni spunto comico: la principessa decaduta, il paranoico, la signora che ogni tre parole spara una parolaccia. Per ricongiungersi con l’amata, Adri firma le carte e si fa ricoverare. Con la scusa di ricavarne un articolo, per un sito diretto da un tale che dice “clip” per “clic”. Trama collaudata, con le istituzioni totali. L’aveva usata (drammaticamente) Samuel Fuller ne “Il corridoio della paura”: un giornalista si fa ricoverare in manicomio e lì impazzisce. L’aveva usata Fritz Lang in “L’alibi era perfetto”: un giornalista vuol dimostrare quanto sia facile entrare in carcere – e restarci – per errore. Qui siamo sul fronte “commedia romantica”, un po’ più originale del solito. In mancanza di idee, i registi italiani penseranno a un remake con Claudio Bisio.

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