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Addio al nubilato

di Mike Cahill, con Owen di Francesco Apolloni, con Laura Chiatti, Chiara Francini, Antonia Liskova, Iun Ichikawa (Amazon Prime)

Mariarosa Mancuso

Il dovere di cronaca, più della genuina curiosità, spinge a vedere “Addio al nubilato” (“vedere” è il verbo adatto prima di accingerci al compito, che come spesso accade si rivela meno dilettevole del previsto, “sobbarcarci” sarebbe più adatto). Nel genere “le comiche” avevamo già evitato “Burraco fatale” di Giuliana Gamba, anche questo nella ricca offerta Amazon Prime. Intanto solo su Star – il nuovo canale su Disney +, attivo da questa settimana – sono stati annunciati 249 film, e le giornate restano di 24 ore. Bisogna scegliere e rischiare. E noi abbiamo puntato sul cavallo sbagliato (ma neanche l’altro, a giudicare da quel che abbiamo letto in giro, era proprio un vincente). Prologo (già visto mille volte): le amiche giurano di non voler diventare come le loro madri, e si danno appuntamento di lì a vent’anni. Per constatare i danni, verrebbe da dire (con il cinismo di cui il film si vanta, e di cui non abbiamo trovato traccia).

 

Vediamo sfilare una serie di scatti fotografici: la stessa inquadratura riproposta a distanza di anni. Chiara, che si è trasferita a San Francisco, convoca le amiche in un grande albergo, tutto velluti rossi e tavola apparecchiata. La cinesina Akiko – da tutte presa crudelmente in giro, quando era ragazzina, ma se lo ricorda solo lei, e ha passato anni da un guru per rimediare – si è portata una maiala da compagnia (subito sporca il tappeto persiano: nei film italiani non si scherza, ci sono tappe obbligate da rispettare). L’ode “alla vagina che si vuole divertire” arriva dopo lo spot Nuvenia. L’arte arranca con molto ritardo dietro alla pubblicità. Chi lo ha scambiato per “Una notte da leoni”, ma con le ragazze, dovrebbe ricordare che quel regista ha vinto poi un Leone d’oro a Venezia con “Joker”.

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