Balli, salmone selvaggio e ortensie. A Venezia la crisi politica è un dettaglio

Giuseppe Fantasia

Gala dinner e party a effetto. E meno male che c’è la Deneuve

Venezia. Ballare in tempi di crisi in Italia è ancora possibile, almeno qui a Venezia, dove tutto o quasi, persino l’ovvio, durante la Mostra del Cinema è portato all’eccesso. Mangiare bene in questi giorni, invece, soprattutto al Lido e anche se la carta di credito lo permette, è un’impresa talmente ardua che è più facile veder arrivare sul red carpet, come poi è successo, Sandra Milo col nuovo toy boy di trentasette anni più giovane.

 

A salvarci dovrebbero pensarci – quando ci sono – le feste, belle o presunte tali, ma spesso, anche lì, si mangia poco o nulla e si beve male. Il gala dinner organizzato per l’apertura da Moët & Chandon sulla spiaggia dell’Excelsior ha sempre il suo perché, se non altro per la location. Centinaia di candele riscaldano e trasformano quelle grandi serre chiuse con plastica antipioggia in saune ancora non riconosciute come tali. I fiori e gli invitati – di numero superiore a quello dei posti disponibili – resistono a fatica, un po’ come il salmone selvaggio marinato alle erbe, a dir poco delizioso.

 

I segnali di sudore sono visibili ovunque: sui volti e i vestiti, sull’orata e sui dolci, finiti prima di cominciare come le bollicine, capaci di rendere simpatico anche il più odioso dei commensali, tranne qualche collega e una nota attrice con segni di sapore di mare che non sa dove sedersi. Meno male che c’è la Deneuve, al tavolo con la Binoche, a tenerci svegli, complice l’interesse suscitato dal suo grande tatuaggio sulla schiena. Per una sera ci spostiamo a Cannaregio, alla Scuola Grande della Misericordia, illuminata di rosso per il party organizzato da Prada e Warner Bros in onore di Pedro Almodóvar.

 

“Quel colore non l’ho mai visto in tutta la mia infanzia, perché sono cresciuto in una regione molto austera, la Mancha, dove le donne erano vestite di nero perché c’era sempre un lutto da celebrare”, spiegava poco prima con il Leone d’Oro alla Carriera in mano. Un riconoscimento finalmente arrivato a trentasei anni dalla sua prima partecipazione alla Mostra (con “L’indiscreto fascino del peccato”) e a trentuno da quello solo sfiorato con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, nonostante fosse piaciuto molto – dice – all’allora presidente della giuria, Sergio Leone, e Lina Wertmüller. I colori, nei suoi film come nella vita, sono dunque una reazione e non è quindi un caso se l’interno di quel posto magico sia tutto un alternarsi e un mescolarsi di tonalità Pantone, molto gradite dalla madrina Alessandra Mastronardi, da Monica Bellucci, Valeria Golino e dal grande regista che arriva con Miuccia Prada (tutta in celeste) che veste tutti i più cool, a cominciare dall’artista Francesco Vezzoli. Al piano superiore si mangia tra musica, cuori di rose e ortensie e decine di quadri con foto e locandine dei suoi film più celebri. Per un attimo pensiamo di essere in un suo film, poi vediamo e parliamo con Rossy De Palma, la sua attrice-feticcio, e ne abbiamo quasi conferma. Dura solo una notte, ma va bene così.

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