Foto Le Groupe Ouest

L'illusione che esista un modello europeo di sceneggiatura

Mariarosa Mancuso

La storia del Groupe Ouest, fondato da Antoine Le Bos, che dice: “Gli americani sono troppo sbrigativi”. E meno male

Duemila abitanti e un menhir uguale a quello che Obelix porta sempre con sé (ricavandone il nome, nei fumetti di René Goscinny e Albert Uderzo; al cinema era Gérard Depardieu con le treccine). Duemila abitanti e un menhir – lassù dove la Bretagna è più Bretagna, nel Finistère a qualche chilometro da Brest – arredano il paradiso degli sceneggiatori europei. Dal 2012, quando Antoine Le Bos ha fondato il Groupe Ouest, 600 scrittori di cinema hanno alloggiato nelle residenze secondarie messe a disposizione da chi le usava solo d’estate. Sull’arco di nove mesi hanno partecipato a sessioni intensive con professionisti esperti e affermati. Nei momenti di crisi – la pagina bianca, anche sullo schermo del computer, è una brutta bestia – si facevano un giretto in uno dei (due) caffè, con gran felicità dei proprietari che finalmente vedevano qualche faccia nuova, con conseguenti pettegolezzi. Al supermercato sono aumentate le vendite, gli stanziali andavano a prendere gli ospiti alla stazione o cucinavano per loro.

 

Il Groupe Ouest ha sede in una vecchia fabbrica risistemata, il paesello senza troppe distrazioni (si chiama Plounéour-Brignogan-Plages) aiuta gli sceneggiatori a concentrarsi. Evitando però l’isolamento di chi si ritira in completa solitudine. Scriveva Ennio Flaiano in “Melampus” (il racconto da cui Marco Ferreri ha tratto “La cagna”): “Le condizioni che ogni cattivo scrittore sogna: un’isola deserta e una donna bellissima e innamorata”. Ritrovarsi tra persone che hanno gli stessi problemi – svoltare una situazione, rendere vivace un dialogo, far sì che i personaggi (maschi, femmine, adulti, bambini) non abbiano tutti la voce e le idiosincrasie dello scrittore. Non è chiara – l’articolo uscito su Première non lo dice, e neppure il sito aiuta – la politica del Groupe Ouest in materia di smartphone. Le residenze americane per scrittori erano spesso in luoghi dove il telefono (parliamo del fisso) era a disposizione poche ore al giorno, in luogo pubblico come al collegio: se litigavi con la fidanzata tutti lo venivano a sapere. E’ chiaro invece quel che il fondatore Antoine Le Bos pensa della natura e delle passeggiate sulla spiaggia: “Quando il corpo si muove il cervello funziona meglio, gli sceneggiatori cittadini lo devono capire”. E’ la prima ombra nel paradiso, assieme all’illusione che esista un modello europeo di sceneggiatura. Gli americani – secondo il boss – sono troppo sbrigativi. (E meno male, il cinema non è una gara di resistenza).

 

Serve il cellulare per l’esercizio “Raconte-moi”: gli scrittori si riprendono mentre raccontano in cinque minuti il succo del proprio film. I video saranno giudicati dai colleghi e dalla popolazione del villaggio. “Esperienza tolkieniana”, suggerisce un partecipante. E si capisce che intendeva: sembravamo al villaggio degli hobbit.

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