C'è un film italiano che si lascia vedere fino in fondo

Mariarosa Mancuso

E’ un film d’animazione, dettaglio che rende ancora più difficile la sospensione dell’incredulità. Ecco East End

Da non credere. Un film italiano che si lascia vedere fino in fondo. Senza patire. Senza sbadigliare. Senza pensare “ma una barriera d’entrata per chi vuole fare cinema, la vogliamo mettere?”. E’ un film d’animazione, dettaglio che rende ancora più difficile la sospensione dell’incredulità. Era già successo nel 2013 con “L’arte della felicità" di Alessandro Rak: il titolo non invitava – faceva pensare a un manuale di autoaiuto, che secondo Carlo Fruttero era parola orribile come autopulente e autostima; il film era bellissimo.

 

“East End” è il titolo del nuovo campioncino. East End come Roma Est, dove il Cavalier Bertozzi voleva costruire tre torri per riqualificare il quartiere (ne finisce una sola, le altre restano monche). Lì vive un gruppo di ragazzini variamente disadattati: due gemellini che correggono i calcoli della Nasa, uno che prende lezioni di sicurezza ed eleganza da George Clooney, uno che ha in testa solo la Roma, intesa come squadra di calcio. Si aggiunge un delizioso morticino che sembra uscito da un film di Tim Burton: cicatrici, pochi capelli, porta attorno al collo un serpente da compagnia e insegue la ragazza dei suoi sogni (un fantasma rosa, poteva essere altro?).

 

I registi si firmano Skanf & Puccio (al secolo Luca Scannella e Giuseppe Squillaci). Hanno girato il film al risparmio, ma i personaggi sono ben caratterizzati, l’animazione è professionale, la storia risulta divertente nella sua follia. Come in “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti ruota attorno a un derby Roma-Lazio.

 

Il modello è naturalmente l’inarrivabile “South Park” (con tanti che credono di essere Federico Fellini, non è un peccato che ci sentiamo di condannare). Siccome siamo un in film d’animazione, si possono arruolare tante guest star: oltre a George Clooney, Nanni Moretti che gira in Vespa per il quartiere, non trovandolo neanche malaccio (ormai non è più un regista, è un’icona, come tale compare sulla copertina del romanzo di Giuseppe Culicchia “Essere Nanni Moretti”, Mondadori).

 

Angela Merkel sadomaso frusta Silvio Berlusconi (si poteva far meglio, denuncia i tre anni necessari per finire il film). I papi tedesco e argentino coabitano in stile sit-com (come strana coppia, non li si poteva assortire meglio). Federico Moccia di “Tre metri sopra il cielo” ricatta un ragazzino chiedendogli un racconto su “L’amore a otto anni” (lui ruba i diari delle femmine, e chiede aiuto a uno scarafaggione con la mela in mano). Roberto Saviano in tv spiega la speculazione immobiliare.

 

Meglio ancora le gag scorrette e senza nome: la mamma che va nella giungla a studiare un gorillone molto maschio, il cieco con cane guida accecato accidentalmente. Nerissimo il flash back su come è accaduto l’incidente, che altro vi aspettavate da un personaggio che non vede?

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