Foto di crogino via Flickr

Basta un panino per perdere le elezioni?

Giulia Pompili

Il primo ministro australiano mangia una tortina di carne con forchetta e coltello: scandalo

Roma. Crimini culinari, li chiamano. Quelle cose che proprio non si possono fare, secondo l’insindacabile giudizio dei social network. Mettere l’ananas sulla pizza, o peggio il durian – il pestilenziale frutto asiatico che non si può trasportare nemmeno sugli aeroplani. Gli italiani tendono a essere intransigenti sulle questioni culinarie, basta dare un’occhiata al profilo Twitter “italians mad at food”, dove si raccolgono tutti i commenti disgustati dagli abbinamenti azzardati o dai panetti di mozzarella (ah, se solo sapessimo essere così fieri e intransigenti pure su altre questioni). Tuttavia, siccome il cibo è spesso politica, i crimini culinari possono diventare anche loro dei problemi politici.

 

Prendiamo il presidente americano Donald Trump. Due anni fa, durante la campagna elettorale, pubblicò su Twitter una foto che lo immortalava durante un viaggio nel suo aereo privato tra una tappa e l’altra della campagna. Davanti a sé, una ciotola di Kentucky Fried Chicken, il pollo fritto più famoso d’America, considerato il cibo da strada dell’uomo comune. Il problema non era tanto l’idea di mangiare cibo economico da fast food su un jet privato, piuttosto – sempre secondo i cecchini da social network – il vero disastro di quella fotografia era che Trump stava mangiando il pollo fritto con forchetta e coltello e non con le mani, come tutte le persone normali. La stessa cosa era accaduta qualche anno prima, quando il tycoon fu beccato a mangiare una pizza con forchetta e coltello in compagnia di Sarah Palin. Il problema, anche lì, non era la Palin, ma le posate: la pizza si mangia con le mani, dicono gli americani, se non lo fai evidentemente hai qualcosa da nascondere.

 

E però siamo incontentabili: quando nel 2014 l’ex leader laburista Ed Miliband, dopo aver comprato le rose al mercato di Covent Garden, si era fermato a mangiare un bacon sandwich e i paparazzi lo avevano beccato nel suo costruito e ricercatissimo momento “normalità”, le critiche su internet erano state spietate: Miliband non sa mangiare un panino. E la foto di lui alle prese col sandwich, a distanza di mesi, abilmente tirata fuori con periodicità dai tabloid, si era trasformata in una questione di sicurezza nazionale: può quest’uomo guidare l’Inghilterra se si fa battere in modo così poco elegante da un panino? Niente a che vedere con l’ex primo ministro David Cameron che mangia gli hot dog con le posate. Anche il nostro ministro dell’Interno Matteo Salvini, qualche mese, fa era stato criticato sul Fatto per una foto con panino da Mc Donald’s pubblicata su Instagram. “Cenetta tranquilla in aeroporto”, scriveva Salvini, dopo essere stato tutto il giorno al Vinitaly di Verona a difendere il sovranismo culinario, ma almeno mangiava l’hamburger con le mani.

 

L’ultimo a cadere nella trappola è stato l’ammaccato primo ministro australiano Malcolm Turnbull. Qualche giorno fa, nel pieno della campagna elettorale per il Super Saturday – che sabato scorso ha visto la vittoria dei laburisti nei quattro stati previsti – Turnbull si è fermato in Tasmania e ha deciso di mangiare una meat pie, la tortina di carne che è un po’ un piatto tipico australiano. Ha fatto una story su Instagram, ma il problema è che Turnbull si è messo a mangiare con forchetta e coltello. Apriti cielo. Se vuole fare l’uomo comune, perché non mangia con le mani come tutti?, si sono domandati gli australiani, e qualcuno ha perfino ipotizzato un collegamento tra quella foto da aristocratico “che per la prima volta incontra una meat pie” e la sconfitta del Partito liberale di Turnbull al Super Saturday. Il giornalista Ben Fordham ha tentato di difendere via Twitter il primo ministro: “E’ il momento di ammettere che non c’è niente di sbagliato nel mangiare una tortina di carne con forchetta e coltello”, ha scritto, ma ormai era troppo tardi, e il #piegate era lanciato.

Il cibo – o per meglio dire, la cultura culinaria – serve alla politica per avvicinarsi alla gente. Ma se deve essere così, allora lunga vita alla famosa birra in solitaria di Pier Luigi Bersani.

Di più su questi argomenti:
  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.