Un presidio a Milano dopo il respingimento della nave Aquarius. Foto LaPresse

Il grande picnic multietnico di Milano

Maurizio Crippa

La tavolata al profumo demagogico della sinistra. Forza Italia fa la spesa agli italiani

Milano ogni tanto esagera, le piace sbrodolare, ha l’anima bauscia e perde il suo tradizionale aplomb, morigerato prima che moderato. E prova a strafare. Parliamo della politica, che ogni tanto eccede in larghezza di sentimento e scivola verso la tavolozza della demagogia. Del resto è la città della prima rivolta del pane ma anche dei primi Fasci, della Resistenza ma pure di Piazzale Loreto. Del riformismo storico ma pure di Salvini. Di Berlusconi ma pure di Majorino. Pierfrancesco Majorino, assessore per il secondo mandato alle Politiche sociali, è anima calda della sinistra e promotore, poco più di un anno fa, il 20 maggio 2017, della marcia “Tutti insieme senza muri” per l’accoglienza ai migranti, sull’esempio del grande manifestazione di Barcellona. Dal quel corteo di (quasi) centomila persone, Majorino mandò un beffardo “tanti saluti a Salvini”. Però poi Salvini è arrivato davvero, comanda lui e tocca farci i conti. Come prima era toccato fare i conti, alla sinistra in generale e al “modello Milano” di accoglienza in particolare, con la Realpolitik di Minniti, che proprio da un “patto” sulla sicurezza siglato qui aveva messo le basi per un nuovo equilibrio tra disponibilità all’accoglienza e impossibilità ad accogliere tutti, tra convivenza e sicurezza. A Milano, nella città che negli anni precedenti, ancora regnante Pisapia, era riuscita a gestire senza tragedie – e con la chiusura di più di un occhio sui “transiti” agevolati verso il nord Europa – oltre centomila arrivi di profughi, by train dai porti di sbarco del sud, siriani soprattutto, eritrei, nigeriani e altro.

  

Ora è ancora emergenza, non di flussi, quello è solo nella propaganda, ma di politica appunto. E siccome a Majorino da milanese gli piace un po’ sbrodolare, eccedere in beau geste e retorica (forse è anche per questo che piace a Beppe Sala, che su questi temi gli dà sempre retta: evita al sindaco-manager di dover “bausciare” più del necessario, lo lascia libero di poter dire invece che i campi rom di Milano, un giorno, dovranno chiudere) ha pensato a una risposta mediaticamente all’altezza: il grande picnic multietnico. Sabato 23 – a conclusione di un intero mese mese di incontri, feste, dibattiti e quant’altro in tema di accoglienza, sotto lo slogan “Insieme senza muri” – al Parco Sempione sarà allestita una tavolata lunga due chilometri, con cinquemila commensali (regolarmente iscritti e accreditati). Tutti a mangiare “l’italianissima pizza come le specialità etniche di tutto il mondo”. Tutti regolarmente multietnici. Ci saranno i saluti e il bon appétit del sindaco Sala e dell’arcivescovo Mario Delpini; arriverà, e dirà la sua, Roberto Saviano. Hanno invitato anche Matteo Salvini: farà sapere. S’è messa di traverso un po’ la prefettura, le regole sono le regole: controlli ferrei dei partecipanti, iscrizioni (roba che manco negli hot spot nel Mediterraneo) e persino il divieto di portarsi il cibo da casa (questo in verità è colpa della scemenza igienista per cui alle festicciole a scuola non si può portare più manco la torta fatta dalla mamma) per motivi di sicurezza alimentare. Per fortuna poi il prefetto Luciana Lamorgese ha ammorbidito (mentre la destra già sghignazzava: “Vi trattano peggio dei clandestini”) e ha specificato che “se qualcuno vuole portare del cibo per sé, perché no?”. Ma il senso di questa festosa tavolata che ambisce a fare il giro dei social e a farsi catalogare per il Guinnes dei primati è evidentemente solo mediatico, demagogico. I problemi con ogni evidenza non si risolvono con gli abbracci e le grigliate, nemmeno nella organizzata Milano, che però sul tema migratorio subisce una costante pressione. Politicamente poi, fatto salvo il senso di testimonianza e pure la sua necessità, la platealità contrapposta a platealità rischia di fare il gioco di chi, nella fanfara populista, ha i tromboni più forti.

  

Quasi a riprova, sabato Forza Italia ha organizzato in tre quartieri popolari la distribuzione di 500 pacchi della spesa riservata “agli italiani in difficoltà”. Con sottolineatura polemica contro “un sindaco e un assessore che non affrontano i grandi problemi di povertà e di fragilità presenti nelle periferie milanesi e che i servizi sociali non riescono a intercettare. Pensano alla tavolata planetaria ma dimenticano anziani e famiglie disagiate”. Una guerra tra poveri. Di spirito.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"