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Proposta culturale

I cattolici si interrogano sul rapporto tra Chiesa e cultura. Una pista al Salone di Torino

Il cristianesimo è vita o è immaginario? All'appuntamento editoriale ospitato dal Lingotto si prova a dare una risposta a questa domanda e ad immaginare una proposta culturale

Torino. Il cristianesimo non è immaginario, ma al Salone di Torino i cattolici provano a immaginare una loro proposta culturale. Vivace il programma che gli editori delle sigle che si rifanno al cattolicesimo mettono in campo nella trentaseiesima  edizione della kermesse editoriale, dedicata quest’anno a “Vita immaginaria”. Proprio mentre nel mondo ecclesiale e non solo – ne ha scritto Alfonso Berardinelli sul Foglio – i cattolici si interrogano sul rapporto (debole, si dice) tra Chiesa e cultura, oggi. E al Salone si intravede una pista, pare. 

Anche perché i temi di fede, se “confezionati” bene – Life di Francesco svetta in molte classifiche, così come il discusso Dio, la scienza, le prove (Sonda) –, bucano ancora l’immaginario collettivo.

Al Lingotto, sotto la regia di Unione editori e librai cattolici e del consulente del Salone per l’editoria religiosa, Lorenzo Fazzini, vanno in scena nomi e figure a tutto campo per capire se il cristianesimo è una vita o se è immaginario. La proposta, ovviamente, è declinata secondo uno stile molto “alla Bergoglio”: pace, dialogo e incontro le parole chiave, ma non in senso debolistico o con nomi à la page. Franco Garelli, sociologo mai tenero con la gerarchia, e Bernardo Gianni, monaco fiorentino, prendono in esame chi sono stati Giorgio La Pira e Luigi Bettazzi, araldi del pacifismo cattolico d’antan. Roberto Repole, vescovo torinese in odor di porpora, e Mariapia Veladiano, la più raffinata delle scrittrici considerate cattoliche, si soffermano su Paolo Dall’Oglio e i martiri di Tibhirine. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la Vita, e Massimo Cacciari hanno il compito di instaurare i legami tra il cardinale Martini e Madeleine Delbrêl, che Hans Urs von Balthasar considerava una donna “uscita dallo stesso ceppo di Giovanna d’Arco”.

E le proposte ispirate al cristianesimo al Lingotto non si fermano qui. Grazie al lavoro del consulente Fazzini, su idea di Benini, da oggi al Salone si apre un ciclo di tre conversazioni che prendono spunto da alcuni personaggi “immaginari” della letteratura occidentale, antica, moderna e contemporanea, per indagare il mistero del bene, la possibilità di una redenzione, l’interpellanza della sofferenza. Protagonisti, appunto, figure di romanzi o vicende letterarie che hanno segnato la storia, passata o recente. Raskolnikov e l’Innominato, i due “cattivi” per eccellenza di Dostoevskij e Manzoni, sono oggetto di un confronto tra il cardinale Matteo Zuppi e lo psicoanalista Luigi Zoja; sul padre e il figlio de La strada dell’immenso Cormac McCarthy parlano il gesuita Antonio Spadaro, numero tre del dicastero della Cultura vaticano, e Giovanni Lindo Ferretti, leader dei Cccp (che interviene con un video); su Giobbe, figura letteraria della Bibbia che molto ha detto alla letteratura anche recente (da Joseph Roth ad Albert Camus) diranno la loro il monaco Enzo Bianchi e la filosofa Michela Marzano. Chissà se dal palco del Salone la cultura dei cattolici trarrà un bagliore di maggior vitalità e più incisiva significanza.

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