Synodale Weg Maximilian von Lachner

La Chiesa tedesca a un passo dallo scisma

Dopo l'altolà vaticano sull'istituzione del Consiglio sinodale, i vescovi tedeschi si fermano, per ora. Interviene il cardinale Schönborn: "Chiedetevi se volete rompere la comunione con il Papa"

Matteo Matzuzzi

La Conferenza episcopale tedesca ha cancellato dall’odg la votazione (prevista per la prossima settimana) dello Statuto del Comitato sinodale che avrebbe dovuto istituire il Consiglio sinodale, già bocciato dal Papa perché in contrasto con “la struttura sacramentale della Chiesa cattolica”

La Conferenza episcopale tedesca ha cancellato dall’ordine del giorno la votazione (prevista per la prossima settimana) dello Statuto del Comitato sinodale che avrebbe dovuto istituire il Consiglio sinodale, già bocciato dal Papa perché in contrasto con “la struttura sacramentale della Chiesa cattolica”. E’ la diretta conseguenza dell’ennesimo altolà giunto dal Vaticano, stavolta con una lettera firmata dal segretario di stato Pietro Parolin, dal prefetto della Dottrina della fede Víctor Manuel Fernández e da quello dei Vescovi Robert Prevost. Il testo era chiaro: lo Statuto non va votato, almeno fino a quando riprenderanno i confronti e il dialogo con la curia romana. Così i vescovi tedeschi, riuniti in plenaria ad Augusta, hanno bloccato la votazione che avrebbe con ogni probabilità segnato un punto di non ritorno, trattandosi a quel punto di sfida aperta non solo al governo della Chiesa ma anche allo stesso Pontefice che si era detto preoccupato per le derive intraprese dal Synodale Weg. Il problema è proprio il Consiglio sinodale che si vorrebbe istituire: un organo a composizione mista (laici e vescovi) deliberativo che avrebbe poteri su campi riservati all’autorità ecclesiastica, potendo anche decidere su questioni relative alla morale sessuale e alla vita sacerdotale. Cinque ex rappresentanti del Cammino sinodale avevano scritto una lettera a Francesco lo scorso autunno manifestando timore per quanto stava accadendo sulle rive del Reno.

 

Il Papa si diceva d’accordo e ricordava che l’istituzione dell’organismo era già stata “interdetta dalla Santa Sede con lettera del 16 gennaio 2023, da me approvata in forma specifica”. Infatti non è la prima missiva che giunge dal Vaticano: dopo la Lettera al Popolo di Dio che è in cammino in Germania scritta dallo stesso Pontefice ( 2019), erano stati i cardinali Parolin, Ladaria e Ouellet, un anno fa, ad ammonire l’episcopato tedesco: “Il Consiglio sinodale costituirebbe una nuova struttura di governo della Chiesa in Germania che sembra porsi al di sopra dell’autorità della Conferenza episcopale tedesca e sostituirla di fatto. Né il Cammino sinodale né alcun organismo da esso istituito né alcuna Conferenza episcopale hanno la competenza di istituire il Consiglio sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale”. Il presidente della conferenza episcopale, mons. Georg Bätzing, definiva “infondate” le preoccupazioni romane e faceva sapere che si sarebbe andati avanti come se nulla fosse. La lettera spedita da Roma tre giorni fa ripete quanto già scritto nel 2023, con una postilla in più: “Se lo Statuto della Commissione sinodale sarà adottato prima di questo incontro, si pone la questione dello scopo dell’incontro e del processo di dialogo in corso”. Per chiarire meglio il concetto, si ricorda che non essendo possibile a norma di diritto canonico istituire un organismo come quello auspicato dai tedeschi, una decisione in tal senso sarebbe da considerarsi nulla. Di più: “L’approvazione dello Statuto del Comitato sinodale sarebbe in contrasto con le istruzioni del Santo Padre e lo metterebbe ancora una volta di fronte a fatti compiuti”.

 

Il sito Katholisch.de osserva: “Una tale divergenza nel diritto canonico potrebbe rappresentare un passo verso uno scisma formale, cioè verso la fine della comunione ecclesiastica. Anche se questa volta l’avvertimento di Roma non ne parla esplicitamente. Ma un’altra conseguenza è palesemente minacciata: l’interruzione dei colloqui con i vescovi tedeschi”. Il vicepresidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Thomas Söding, avverte che “la frustrazione diventerà sempre più grande se le riforme saranno rimandate”. Lo scorso novembre, alla riunione inaugurale del Comitato sinodale tedesco, erano state approvate le regole di procedura che modificavano significativamente il peso della parte “laica” e di quella “clericale” nelle singole votazioni: se in principio era previsto che ogni decisione per essere approvata avrebbe dovuto avere il sostegno dei due terzi dei vescovi e dei due terzi dei laici, successivamente si era deciso di considerare esclusivamente la maggioranza complessiva dei due terzi, senza distinzioni particolari.


Veniva così aggirato il problema della defezione di quattro dei ventisette vescovi diocesani, che si erano rifiutati di partecipare ai lavori per l’insediamento del Consiglio sinodale. A questo punto, però, essendo settanta i membri del Comitato di cui solo ventitré i vescovi, è chiaro che ogni scelta potrebbe essere approvata senza il voto favorevole di un solo presule. Per capire la portata di quanto sta accadendo in Germania, è sufficiente ricordare che un anno fa il vicepresidente della ZdK, Söding, aveva posto il quesito se sia disposizione di “diritto divino che i vescovi governino”. Il codice di diritto canonico risponde che sì, lo è. Insomma, dopo le mediazioni vaticane affidate ai cardinali Grech e (soprattutto) Hollerich – che è favorevole alla spinta riformista  – ben pochi passi avanti nella composizione della crisi sono stati fatti. Tant’è che è intervenuto anche il cardinale Christoph Schönborn, chiamato già nel Sinodo sulla famiglia del 2014-2015 a rimettere insieme i cocci di un’assemblea che si stava già preparando alla conta all’ultimo voto su favorevoli e contrari all’ostia da dare ai divorziati risposati. Intervenuto su Communio, l’arcivescovo di Vienna ha detto che “non è accettabile che organi a composizione mista con i loro voti a maggioranza determinino il futuro destino della Chiesa. Sarebbe un errore vedere il vescovo come un esecutore delle decisioni della maggioranza sinodale. L’auto impegno volontario dei vescovi alle decisioni del Consiglio sinodale è incompatibile con l’episcopato”. Qui, ha aggiunto Schönborn, “è stata messa in discussione la comprensione di base della Chiesa. C’è il pericolo di uno scisma”. Gli ha risposto, in apertura dell’assemblea plenaria di Augusta, il presidente Bätzing: “Nessuno deve far finta che l’episcopato sia qualcosa di indiscutibile al centro della Chiesa cattolica”. L’arcivescovo di Vienna ha chiarito il punto: “I vescovi tedeschi dovrebbero chiedersi seriamente se vogliono davvero uscire dalla comunione con e sotto il Papa”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.