(foto Ansa)

diplomazia vaticana

Israele contro le Chiese di Gerusalemme: "Ambiguità immorale"

Matteo Matzuzzi

L'Ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha diffuso un duro comunicato contro il documento pubblicato domenica dai Patriarchi di Gerusalemme. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato, tenta di chiudere il caso: "Siamo vicini alle famiglie delle vittime, alle migliaia di feriti, ai dispersi e ai rapiti, ora in grave pericolo”

Poche ore dopo l’attacco di Hamas a Israele, i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno diffuso un comunicato su quanto accaduto: “La Terra Santa, luogo sacro per innumerevoli milioni di persone in tutto il mondo, è attualmente impantanata nella violenza e nella sofferenza a causa del prolungato conflitto politico e della deplorevole assenza di giustizia e rispetto dei diritti umani. Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, abbiamo ripetutamente lanciato appelli sull’importanza di rispettare lo status quo storico e giuridico dei santi santuari. In questi tempi difficili, ci riuniamo per alzare la voce in unità, facendo eco al messaggio divino di pace e amore per tutta l’umanità”. Due giorni dopo è arrivata la durissima reazione dell’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede, con un comunicato stampa diffuso ieri all’ora di pranzo, il secondo dopo quello di sabato in cui si menzionava “l’immoralità dell’uso dell’ambiguità linguistica” usata in circostanze come quella verificatasi all’alba di sabato. Scriveva l’ambasciata: “Da questa mattina, 7 ottobre, Israele è in guerra. Decine di civili israeliani sono stati massacrati da membri di Hamas e militanti della Jihad islamica in un orribile crimine di guerra. In tali circostanze l’uso di ambiguità linguistiche e di termini che alludono a una falsa simmetria dovrebbe essere deplorato. Ciò che è successo oggi non può portare a una guerra, è già una guerra. La risposta di Israele in queste circostanze non può essere descritta altro che come un diritto di legittima difesa. Certamente non può essere descritta come aggressività. Tracciare parallelismi dove non esistono non è pragmatismo diplomatico, è semplicemente sbagliato”. Due giorni dopo, si rincara la dose: “E’ estremamente deludente e frustrante leggere il testo pubblicato da ‘i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme’. Tale comunicato è affetto da ‘immorale ambiguità linguistica’. Ancora, “dalla sua lettura non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime. E’ particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede”. Quindi, la chiosa finale: “Non è fuori contesto che oggi avrà inizio presso l’Università Gregoriana un convegno di tre giorni sui documenti del pontificato di Papa Pio XII e sul loro significato per le relazioni ebraico-cristiane. A quanto pare, qualche decennio dopo, c’è chi non ha imparato la lezione del recente passato oscuro”.

 

Proprio a questo convegno è intervenuto il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, che in apertura d’intervento ha detto: “Nel giorno del sabato, nella festa di Simchat Torah, la gioia della Torah, in Israele, molti fratelli e sorelle israeliani sono stati svegliati da un attacco terribile e spregevole. Siamo vicini alle famiglie delle vittime, alle migliaia di feriti, ai dispersi e ai rapiti, ora in grave pericolo”. Dopo aver richiamato le parole del Papa pronunciate domenica all’Angelus, Parolin ha assicurato che “la Santa Sede segue con profonda e grave preoccupazione la guerra che è stata provocata, in cui anche molti palestinesi di Gaza stanno perdendo la vita e molti sono sfollati e feriti”. “Finché non si trova una formula di pace, queste cose rischieranno sempre di ripetersi e sempre con maggiore ferocia”, ha aggiunto a margine dell’evento. Formule necessariamente nuove, come del resto ha auspicato domenica su Avvenire il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa: “Non basta non volere la guerra. Bisogna impegnarsi in prospettive diverse, se non altro per favorire relazioni di buon vicinato. Anche se questo lo vedo difficile da entrambe le parti”

 

Domenica anche la Conferenza episcopale italiana ha fatto sentire la propria voce: “L’attacco contro Israele e la reazione che ne sta seguendo, con un’escalation inimmaginabile, destano dolore e grande preoccupazione. Esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutti coloro che, ancora una volta, soffrono a causa della violenza e vivono nel terrore e nell’angoscia. Chiediamo il pronto rilascio degli ostaggi”. “Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di ‘fede, speranza e amore’. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti. Alle famiglie delle vittime e ai feriti giunga il nostro conforto”.

Di più su questi argomenti:
  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.