Editoriali

Sanzioni e frecciatine romane. Conviene isolare Kirill?

Redazione

Le parole di Papa Francesco al Corriere della Sera sul patriarca di Mosca non potranno non avere conseguenze sul dialogo ecumenico. 

Avrà parlato anche come un fratello, Papa Francesco, ma le parole consegnate al Corriere della Sera sull’atteggiamento del Patriarca di Mosca Kirill rispetto al conflitto in corso non potranno non avere conseguenze sul dialogo ecumenico. Innanzitutto perché quel che può essere considerato qui un rimbrotto tra uomini di religione uniti da  fede e  sincera amicizia, in Russia ha risvolti di segno opposto. “Il Patriarca non può fare il chierichetto di Putin” non è frase che l’ala più oltranzista del patriarcato potrà metabolizzare con facilità. Ieri è arrivata la prima reazione: “E’ deplorevole che un mese e mezzo dopo il colloquio con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questo colloquio. E’ improbabile che tali dichiarazioni contribuiscano all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa”. Il fatto è che  il Papa ha reso plastico il legame  fra trono e altare e, al contempo, indica in Kirill il subordinato, il chierichetto appunto.
 

L’appuntamento fissato per giugno a Gerusalemme è sfumato dopo le pressioni della diplomazia vaticana, che aveva osservato come il nuovo colloquio si sarebbe potuto prestare facilmente a fraintendimenti (un abbraccio fra i due avrebbe dato a non pochi osservatori, specie russi, l’idea della benedizione anche romana dell’invasione). Francesco non crede più alla volontà di Kirill di facilitare una mediazione, un po’ perché il Patriarca è apparso disposto anche a perdere i fedeli ucraini pur di restare attaccato al suo presidente, un po’ perché forse Kirill non ha la capacità di manovra che gli era stata superficialmente accreditata nei mesi scorsi. Francesco vuole andare da Putin, non da altri, chiarendo che solo da lì può passare la soluzione della crisi. Le sanzioni occidentali a Kirill non aiuteranno, in ogni modo, a tenere aperta la possibilità di un dialogo. Di certo, sanzionando e additando al pubblico ludibrio ogni potenziale interlocutore la crisi è destinata a perdurare.

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