C'è un giudice in Australia
Dopo anni di gogna, assolto l’ex vescovo di Adelaide: “Non coprì gli abusi”
Philip Wilson, arcivescovo emerito di Adelaide (si è dimesso lo scorso 30 luglio), è stato assolto dalla Corte d’appello di Newcastle (Australia) dall’accusa di aver coperto gli abusi sessuali commessi da un sacerdote su due chierichetti negli anni Settanta. Dopo la condanna in primo grado risalente a maggio e la gogna pubblica alla quale è stato sottoposto il vescovo, il giudice d’appello ha stabilito che sussistono “ragionevoli dubbi” sulla ricostruzione dell’accusa. “Non c’è una base appropriata sulla quale poter respingere la testimonianza” di mons. Wilson, ha scritto il magistrato australiano, che ha ritenuto “onesta e credibile” la versione del presule. L’arcivescovo si è sempre proclamato innocente, anche dopo la condanna in primo grado e la successiva detenzione ai domiciliari in casa della sorella (ha un principio di demenza).
E’ una sentenza a suo modo storica perché apre uno squarcio, neppure troppo sottile, sulla forca giacobina che in Australia si è levata da tempo contro la chiesa cattolica, con comitati di vittime (presunte o tali), magistrati e mezzi di comunicazione dediti a una caccia all’uomo che ha avuto – e ha ancora – nel cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney e prefetto della Segreteria per l’economia in aspettativa da più di un anno, la preda più ambita. Una caccia all’uomo condita sì da testimonianze dolorose – nessuno nega che le violenze e gli abusi ci siano stati – ma sovente anche da contorni boccacceschi che hanno fatto sorgere più d’un dubbio, perfino (come si vede ora) in giudici poco propensi ad accodarsi alla massa forcaiola. Anche Pell, come Wilson, ha sempre proclamato la propria innocenza e nel processo in corso molti dei capi di imputazione – i più gravi – sono già caduti. Ne restano altri che saranno giudicati da una giuria popolare che si spera entri in tribunale senza la famelica brama di ottenere lo scalpo di un cardinale di santa romana chiesa.