Papa Francesco (foto LaPresse)

L'assalto liberal a Papa Francesco

Matteo Matzuzzi

La bibbia progressista americana: “Sugli abusi lui è parte del problema”

Roma. “Francisco, aquí sì hay pruebas, “Francesco qui sì che ci sono le prove”, recitano beffardi enormi manifesti nelle strade cilene dove, tra una chiesa e l’altra date alle fiamme, l’indignazione per le parole del Papa in difesa del vescovo Juan Barros non è scemata. Il mondo, un tempo così entusiasta del Pontefice – che ieri ha invocato un’azione comune contro il dilagare delle fake news, benché sia impresa non facile, visto che “la disinformazione si basa spesso su discorsi variegati, volutamente evasivi e sottilmente ingannevoli” – si rivolta contro di lui, che da comandante in capo dotato di uno stile di governo che giustamente non ammette intromissioni nelle sue scelte, ha bollato come scemenze –  salvo poi chiedere scusa per “le parole infelici”, senza cambiare però la sostanza del suo pensiero – le campagne volte alla cacciata del presule tanto detestato.

 

L’antipasto l’aveva offerto il New York Times, ora tocca al National Catholic Reporter, la più prestigiosa rivista del cattolicesimo liberal americano. Toni che neanche i rappresentanti più âgée tra i vaticanisti ricordano, considerando che il target è il Papa. Scrive il Ncr che Francesco ha “ingiustamente calunniato le vittime”, con parole definite “vergognose”.

 

 Un'estratto dell'articolo del National Catholic Reporter

 

Frasi che indurrebbero perfino a pensare – o a far pensare – che il vescovo di Roma sia in qualche modo “complice delle coperture” delle presunte condotte delittuose di Barros sulle quali però, ha ribadito pure ai giornalisti il Papa in persona, non ci sono né prove né evidenze. Niente di niente, solo chiacchiere. Il National Catholic Reporter canzona un po’ il Pontefice, che “evidentemente non ha imparato la lezione” degli anni scorsi che hanno visto la chiesa costretta a recitare il mea culpa collettivo e a pagare milioni e milioni di danari per riparare alle malefatte (la diocesi di Boston, retta da Séan O’Malley, autore della pubblica reprimenda al Papa, ne sa qualcosa).

 

 

“Sfortunatamente – si legge ancora nell’editoriale – la difesa di Barros da parte di Francesco è solo l’ultima di una serie di dichiarazioni del suo pontificato che ha ferito i sopravvissuti e l’intero corpo della chiesa”. Una difesa definita “mistificante” condita da frasi come quella pronunciata a Santiago davanti al clero locale, con il paragone tra “il dolore che hanno significato i casi di abusi contro minore” e il dolore per “voi fratelli che avete subìto insulti sulla metropolitana o camminando per strada”. Scrive il Ncr: “Come può il Papa paragonare un insulto in metropolitana con il terrore di un bambino violentato?”. E visto che i discorsi natalizi alla curia di Bergoglio hanno il pregio di essere chiari, ecco che viene rispolverata una frase vecchia di quattro anni, sull’“impietrimento mentale e spirituale di coloro che hanno un cuore di pietra e la testa dura”. “Francesco – scrive il periodico americano – sarebbe dispiaciuto nell’apprendere che è così che molti descrivono le sue parole in Cile” e “il suo volto pietrificato è parte del problema”. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.