Il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht

Crisi di una chiesa

“Il Papa fermi subito quel cardinale, è come il califfo al Baghdadi”

Matteo Matzuzzi
Dodicimila firme sono state recapitate in Vaticano per chiedere al Papa di fermare la mano del cardinale Willem Jacobus Eijk, pronto a chiudere un migliaio di chiese locali.

Roma. Dodicimila firme sono state recapitate in Vaticano per chiedere al Papa di fermare la mano del cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza episcopale olandese, pronto a chiudere un migliaio di chiese locali. L’accusa è di “fare come lo Stato islamico nel vicino oriente”, dove da  un anno le croci vengono divelte, gli edifici di culto rasi al suolo, gli altari addobbati con le nere bandiere jihadiste e le statue di santi e madonne prese a picconate. “Quando dei cattolici paragonano le azioni del loro cardinale a quelle dei miliziani dello Stato islamico, è difficile dialogare”, ha detto Roland Enthoven, portavoce dell’arcidiocesi, al Catholic News Service. I firmatari sostengono che se passasse il piano elaborato dal porporato, le conseguenze “sarebbero catastrofiche”: niente più messe nelle città e nei villaggi. Il problema, rispondono da Utrecht, è che a messa in Olanda già non ci va più nessuno: se negli anni Cinquanta la partecipazione domenicale era pari al 90 per cento dei cattolici, adesso siamo scesi al 5, quando va bene. Con una o due file di banchi occupate da anziani. Troppo alti i costi di mantenimento, e poi non ci sono più preti.

 

Lo scorso autunno, Eijk aveva ridotto le 326 parrocchie sotto il suo controllo a 48 unità territoriali, ciascuna con un solo centro eucaristico. Quelle rimaste aperte, spesso, ospitano gare di skateboard per pagarsi il riscaldamento. Nel dicembre del 2013, nel corso della visita ad limina apostolorum, il cardinale disse al Papa – “rimasto scioccato” – che “entro il 2020, un terzo delle nostre chiese non sarebbe stato più in grado di celebrare il culto divino. Due terzi entro il 2025”. Con la prospettiva, destinata a divenire realtà entro cinque anni, dell’islam seconda religione del paese. Il teologo e sacerdote Joseph Wissink ha scritto al cardinale chiedendogli di ripensarci: basterebbe organizzare qualche concerto e tutto sarebbe risolto. Eijk non risponde, neppure a quanti lo paragonano al califfo Abu Bakr al Baghdadi. Un polverone costruito sul nulla, scrive Mark de Vries sul suo blog dedicato all’attualità della chiesa d’Orange: “Sono i consigli parrocchiali a decidere di sprangare le chiese, non il vescovo. Naturalmente, quest’ultimo può influenzare il processo unendo tra loro le parrocchie o redistribuendo i sacerdoti, ma una chiesa costa in termini di soldi e personale”, e se questi mancano bisogna regolarsi di conseguenza.

 

[**Video_box_2**]In Belgio, per ripopolare le chiese non ancora trasformate in mercati ortofrutticoli, si sono inventati i funerali per cani. Le esequie di Miss Chiwa, un chihuahua di undici anni, hanno registrato una grande partecipazione di fedeli. Il parroco di Auvelais non ci vede nulla di strano: “Ho accettato per la notorietà del cane. E poi gli animali sono presenti nella Bibbia”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.