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Cosa c'è dietro al nuovo lapsus di Conte

Massimo Bordin

Autoproclamarsi presidente della Repubblica è stata l’indicazione, certo involontaria, di un problema politico che appassiona i retroscenisti

Dopo l’ennesimo, e più clamoroso, lapsus inevitabile pensare a Freud, anche se scontato. Giuseppe Conte ci ha abituato a un eloquio a volte stentato, affaticato fino al tormento. Nulla a che vedere con gli sfondoni pronunciati col sorriso sulle labbra dal capo politico che lo ha insediato a Palazzo Chigi. L’avvocato e professore l’italiano lo sa. Se dice congiunto invece di fratello, se a volte fatica a trovare la parola giusta, sembra dare l’impressione di chi cerca in realtà di interpretare un ruolo, di trovarsi una parte. Autoproclamarsi presidente della Repubblica è stata l’indicazione, certo involontaria, di un problema politico che appassiona i retroscenisti. Possibile che Conte pensi davvero di poter essere il catalizzatore di quella terza forza che sempre più si delinea all’interno del governo? Su alcuni giornali si descrivono alcuni ministri come vicini più al Colle che a uno dei due partiti di maggioranza e si guarda allo strano aggregato composto da Tria, Moavero, Savona, e forse qualche altro, con simpatia o almeno speranza. Sarà Conte a traghettare i parlamentari in sofferenza del M5s fuori dal movimento per restare al governo? L’occhiuto Fatto quotidiano, in qualche titolo e sommario, è arrivato a sospettarlo da tempo ma è difficile, al di là di ogni giudizio, considerare possibile uno scenario del genere. Sarebbe un remake del governo Monti e sullo sfondo non potrebbe che esserci una specie di “Scelta civica” in salsa populistico-tecnocratica, con la candida pochette rettangolare al posto del loden come dress code. Razionalmente non si vede come potrebbe funzionare. In ogni caso, se pure fosse, i “lapsus” si intensificherebbero alla vista del Truce.

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