LaPresse/Fabrizio Corradetti

Chi c'era in piazza contro il Rosatellum

Massimo Bordin

Alla manifestazione contro le legge elettorale erano più numerosi gli oratori che il pubblico. Alla fine in dodici hanno anche applaudito 

La manifestazione di ieri davanti al Senato, mentre il governo poneva la fiducia sulla legge Rosato, poteva essere interpretata attraverso la categoria della sproporzione. Le parole che venivano pronunciate dal palco evocavano un quadro fosco per la democrazia, denunciavano l’illegittimità del parlamento riunito e di quello che verrà eletto. Ad ascoltare gli oratori, numerosi, un pubblico che non si poteva definire con lo stesso aggettivo. Duecento persone, nei momenti di maggiore affollamento. Le bandiere, che pure venivano sventolate, hanno senz’altro vissuto momenti migliori ma sarebbe ingiusto, perfino vile, infierire.

    

I tempi delle mobilitazioni di massa sono finiti. Per tutti. Resta il problema del rapporto fra le parole e le cose. Non si può non considerare come se fosse vero l’assunto che ha portato in piazza quelle decine di persone, la democrazia sarebbe davvero spacciata. Per fortuna di tutti non è così, almeno per ora. La manifestazione ha visto protagoniste le forze politiche a sinistra del Pd. C’erano Vendola, Fratoianni, Civati, Russo Spena, Fassina, D’Attorre. Per Mdp ha parlato il senatore Fornaro, presenti i capigruppo di camera e senato ma mancavano i leader. La manifestazione è stata perciò conclusa dal senatore a cinque stelle Vito Crimi e fra gli oratori si sono segnalati il giudice Antonio Eposito, quello della sentenza di condanna per Berlusconi motivata con una intervista al Mattino in dialetto napoletano, e Marco Travaglio, ascoltato con grande attenzione. Alla fine in dodici hanno anche applaudito. Giulietto Chiesa ha parlato ininterrottamente, ma ai piedi del palco ai malcapitati che gli stavano vicini. E’ tutto.

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