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Cosa dicono davvero i fischi a Di Battista fuori dalla Camera

Massimo Bordin

La rappresentazione dei tumulti nel nostro paese ha da sempre un inevitabile e visibilissimo aspetto trash che però può anche preludere a tragedie vere, senza peraltro estinguersi

La scena vista ieri in diretta streaming – del Corriere della Sera – di Alessandro Di Battista che pensa di riscuotere ovazioni dai facinorosi convocati davanti a Montecitorio dal movimento dei “forconi” e invece raccoglie insulti e gestacci è, come usa dire, emblematica. La rappresentazione dei tumulti nel nostro paese ha da sempre un inevitabile e visibilissimo aspetto trash che però può anche preludere a tragedie vere, senza peraltro estinguersi. Per esempio, altrove i generali golpisti hanno aspetti cupi e nomi spagnoleschi o comunque evocativi di austero rigore.

 

 

Solo a noi poteva capitare un generale Pappalardo, che evoca, più che un campo di battaglia, un programma di Renzo Arbore. L’alto ufficiale non si è formato, come i portoghesi del Copcon o, al loro opposto, i francesi dell’Oas, in una guerra coloniale, bensì nella rappresentanza sindacale dell’arma dei carabinieri, per poi arrivare in parlamento sotto le bandiere del Psdi. Ora, maturato per automatismi il grado militare e il vitalizio parlamentare, guida il popolo dei forconi. Da un po’ di tempo ha scoperto i social forum e si propone in filmati in cui, talora in compagnia di soggetti inquietanti che protestano contro zingari e negri, espone le sue teorie. Recentemente ha aggiornato il suo look e questo ha creato problemi con la base. Fra i commenti a uno dei suoi ultimi video c’è quello di un suo fan deluso: “Generale, sul programma sono d’accordo. Ma con quegli occhiali gialli sembrate un ricchione”. Ieri, a fischiare Di Battista, c’era gente così, certo non migliore di lui. E’ inutile illudersi.

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