Le Ong e le contraddizioni dell'emergenza

Massimo Bordin

I rischi di chi intende processare qualcuno perché ha agito “per altruismo umanitario e senza fine di lucro”

I poliziotti sulle navi delle Ong e il rifiuto di alcune di esse di accettarli non è questione banale. Certo non si risolve spiegando a Medici senza Frontiere che la polizia giudiziaria dipende dalla magistratura e non dal governo. Solo a Marco Travaglio poteva venire in mente un’idea del genere. Quelli cui si rivolge sono medici non “Pm senza frontiere”. I “non governativi” non coltivano le sottigliezze, e le deformazioni, della separazione dei poteri. La divisa e la mitraglietta hanno per loro un valore simbolico assolutamente negativo perché violano due criteri fondativi dell’intervento umanitario: la neutralità e la non violenza.

 

Si può essere d’accordo o meno, naturalmente, ma è difficile contestare la logica di una posizione del genere in termini di principio. In pratica però ogni emergenza umanitaria mostra contraddizioni drammatiche, laceranti. Del resto, che emergenza sarebbe, se no? Può essere che una serie di ragionevoli limitazioni codificate, rispetto all’intervento delle Ong, risolvano alcuni problemi, ma una cosa non si può fare: processare qualcuno perché ha agito “per altruismo umanitario e senza fine di lucro”.

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