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Perché l'emergenza migranti non è un'emergenza

Claudio Cerasa

La vera politica migratoria che tutela le vite umane non è quella che incentiva gli arrivi, ma è quella che gli ingressi semplicemente li governa

Al direttore - Quando si presenta un insieme di regole per concedere libero accesso a casa nostra, deve essere specificato che chi non le accetta o cerca, direttamente o indirettamente, di violarle perderà la facoltà d'accesso. E' la base di ogni istituto di contratto e di regole. Lei crede che il governo vi si sia attenuto? Io no. E' un po' strano, però. In moschea non si entra se non ti levi le scarpe. Se non te le vuoi togliere, non entri, se ciurli nel manico, ti buttano fuori. Già, ma vuoi mettere la casa di Dio con un porto italiano? No, ovviamente. Ma non si tratta sempre di regole da rispettare per entrare in casa d’altri? Sembrerebbe di sì. Vedremo.

Moreno Lupi


 

Lei ha ragione, ma c'è qualcosa di più. La partita è complicata e la partita sulle Ong vale la pena seguirla fino in fondo. Ieri la Commissione Europea, ottimo segnale, ha detto che “chi non ha firmato il codice non avrà la garanzia di usare i porti italiani”, ed è importante che questa linea non venga tradita. Le Ong che non accettano il codice non possono attraccare in Italia. Punto. In tutto questo, come racconta bene oggi Marianna Rizzini in prima pagina, c'è un dato ulteriore da mettere a fuoco.  

    

L'emergenza migranti sembra essere un po' meno emergenza. I dati di luglio ci dicono che in presenza di una politica di deterrenza, e con una progressiva collaborazione con la guardia costiera libica, i dati sugli sbarchi non sono così drammatici come qualcuno voleva far credere. A luglio, nel 2017, ci sono stati 10.781 sbarchi, sulle nostre coste. Un anno fa, nello stesso periodo, gli sbarchi furono 23552. Se il codice sulle Ong funzionerà come si deve gli sbarchi saranno ancora meno. Da qui si capisce che il problema dell'Italia, oggi, non è legato alla capacità di accoglienza, intesa come numero di persone da potere accogliere. La capacità sulla quale bisogna lavorare è la capacità organizzativa e la capacità di governare gli ingressi. La vera politica migratoria che tutela le vite umane non è quella che incentiva gli arrivi, ma è quella che gli ingressi semplicemente li governa.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.