Sequestrata la nave della Ong tedesca: “Soccorre migranti non in pericolo”

Redazione

L’ipotesi è “favoreggiamento dell'immigrazione clandestina”. Ma non c’è nessun collegamento con la mancata firma del codice del Viminale. In mare prevale il diritto internazionale, ricorda Bruxelles

Il reato contestato dalla procura di Trapani alla ong tedesca Jugend Rettet, proprietaria della nave Inventa sequestrata stamattina, è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non si tratta di "associazione a delinquere perché parliamo solo di accordi”, ha detto il procuratore aggiunto di Trapani, Ambrogio Cartosio, in conferenza stampa. Un'attività per la quale, secondo Cartosio, i membri dell'equipaggio non prendono alcun compenso dai trafficanti. “La motivazione riteniamo resti essenzialmente umanitaria. L'unico ritorno possibile potrebbe essere solo di immagine e in termini di donazioni”.

  

Ma ci sono “gravi indizi di contatti tra i trafficanti e membri dell'equipaggio”, ha aggiunto Cartosio, che precisa di riferirsi a incontri avvenuti “in mare”. Nessun legame, “nella maniera più assoluta”, tra il sequestro della nave e la mancata firma da parte dell’ong del codice di condotta predisposto dal Viminale. Anche dal ministero dell'Interno hanno tenuto a chiarire che se ci sarà una “stretta” sulle ong che non hanno firmato, questa non è da intendersi come atteggiamenti "invasivi", ma piuttosto basata sulla attività di controlli delle navi che chiedono di attraccare nei porti italiani con a bordo migranti raccolti dai barconi nel Mediterraneo centrale.

  

Bruxelles ha sostenuto il codice di condotta delle ong, ha dichiarato martedì il portavoce della Commissione europea per la migrazione e gli affari interni, Natasha Bertaud. L’Ue auspica che un "numero maggiore" di organizzazioni firmino il documento preparato dal Viminale e sostiene che a chi non firma non sarà garantito l’accesso nei porti della penisola, se salverà migranti in aree non di competenza italiana. Ma il portavoce ha sottolineato che “il diritto internazionale continua a essere valido in tutte le circostanze e richiede che la barca più vicina a un incidente debba salvare i migranti e condurli al porto più sicuro" (e questo non implica che sia il più vicino).

  

“Sostenere che ci sia – ha continuato Cartosio nel corso della conferenza stampa di oggi – un piano coordinato tra Ong e trafficanti libici mi sembra fantascienza, anche perché le finalità sono umanitarie”. È però “accertato che, seppure questa imbarcazione in qualche caso interviene per salvare vite umane, in più casi questo non avviene di fronte a 'un imminente pericolo di vita'": i migranti “vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all'equipaggio che li prende a bordo della Iuventa. Non si tratta dunque di migranti salvati, ma recuperati, potremmo dire consegnati. E poiché la nave della Ong ha ridotte dimensioni, questa poi provvede a trasbordarli presso altre unità di Ong e militari”.

  

Il magistrato ha spiegato che si indaga su tre episodi specifici, due avvenuti il 18 e il 26 giugno 2017 e uno risalente al 10 settembre 2016, anche se ce ne sono altri che fanno ritenere come “abituale” la condotta dell'equipaggio. “Si procede contro ignoti perché l'equipaggio cambia spesso e quindi occorrono accertamenti ulteriori” e non sono emerse “responsabilità dei vertici della Ong”. “C'è un pericolo serio di reiterazione dell'attività delittuosa”, ha detto il pm. “È una indagine delicata – ha aggiunto – che ci rendiamo conto può essere oggetto di strumentalizzazioni”, ma questo rischio “non può frenare le indagini".