Giuseppe Graviano

A chi tocca interrogare Graviano

Massimo Bordin

Non è poi così sicuro che la Commissione parlamentare antimafia ascolterà in audizione il capo mafia, come annunciato al Fatto dal vicepresidente Claudio Fava

Non è poi così sicuro che la Commissione parlamentare antimafia ascolterà in audizione il capo mafia Giuseppe Graviano, come annunciato al Fatto dal vicepresidente Claudio Fava. Anche con il consenso dell’ufficio di presidenza, la proposta dovrà passare nel plenum della commissione e qualcosa di più di una perplessità è ben possibile che venga da parlamentari dello stesso Pd. Ieri, in un dibattito nella rossa Sarzana, un deputato impegnato nell’associazione Libera, Davide Mattiello, mi ha risposto spiegandomi che secondo lui non tocca alla commissione antimafia interrogare Graviano per farsi ripetere quello che i pm hanno fatto intercettare e poi è stato diffuso ampiamente dalla stampa. Tocca ai magistrati che hanno maggiore professionalità, poteri e cognizione del personaggio provare a verificare se Graviano intenda rispondere alle loro domande. Oltretutto il capofamiglia di Brancaccio si è sempre rifiutato di rispondere, anche se ora, nelle intercettazioni, ha manifestato qualche disponibilità a recedere dal silenzio. Proprio per la delicatezza della situazione, logica vuole che gli onorevoli commissari non si mettano di mezzo. Il ragionamento dell’on. Mattiello non fa una piega e non pare dettato da strumentale benevolenza nei confronti del Cavaliere. Perché poi ha aggiunto: “Sarebbe stato piuttosto cosa utile che la commissione avesse ascoltato Dell’Utri sulla base della sua condanna definitiva”. Anche in questo caso però un ostacolo ci sarebbe. Dell’Utri dovrebbe accettare, e non solo sarebbe difficile dargli torto se non lo facesse, ma non si vede come la commissione potrebbe costringerlo.

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