Leonardo Sciascia

Controversie tra Sciascia e Paolo Borsellino

Massimo Bordin

La promozione a procuratore di Marsala di Paolo Borsellino, votata dal Csm, veniva citata da Sciascia come deroga ai criteri ordinariamente seguiti dall’organo di autogoverno della magistratura

Era una recensione al libro di uno storico inglese, Christopher Duggan, edito da Rubettino nel 1987. L’argomento era il rapporto fra mafia e politica in epoca fascista. Il titolo che il Corriere della Sera mise in pagina sopra il testo di Leonardo Sciascia, “I professionisti dell’antimafia”, non fu mai sconfessato dall’autore che anzi lo trovò perfettamente congruo. Lo scrittore analizzava la continuità, fino ai contemporanei, di certi meccanismi descritti nel libro. Bersaglio polemico dello scritto di Sciascia era l’allora, e oggi, sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La promozione a procuratore di Marsala di Paolo Borsellino, votata dal Csm, veniva citata da Sciascia come deroga ai criteri ordinariamente seguiti dall’organo di autogoverno della magistratura, più come un precedente pericoloso che un fatto in sé scandaloso. Il voto che determinò la deroga in Consiglio fu sostenuto compattamente dalla corrente di Magistratura Indipendente, alla quale il giudice Borsellino apparteneva da sempre. Quando successivamente una deroga analoga fu proposta per promuovere Giovanni Falcone consigliere istruttore a Palermo, il Consiglio votò contro. Falcone non era iscritto ad alcuna corrente. Le violente polemiche che seguirono l’articolo di Sciascia non videro comunque Borsellino protagonista. Si parla da allora in Sicilia di un successivo chiarimento conviviale fra il magistrato e lo scrittore. Ci sono anche dei testimoni, e non sarà qui che saranno smentiti, ma nel suo ultimo discorso pronunciato a Casa Professa a Palermo pochi giorni prima di essere ucciso, Borsellino, a proposito di quel testo di Sciascia, disse: “Dal momento in cui fu pubblicato, Giovanni Falcone cominciò a morire”. I presenti applaudirono. Le cose siciliane non sono mai semplici.

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